mercoledì 28 novembre 2012

Intervista ad Alexia Bianchini

Alexia Bianchini, classe 1973, è autrice di romanzi fantasy dalle venature dark e di un’infinità di racconti. Editor, articolista per Speechless, direttore del webmagazine Fantasy Planet, è la scatenata mamma di tre splendidi pargoli.



Benvenuta nel nostro angolino magico. Come di consuetudine, iniziamo la nostra chiacchierata con una domanda di rito: chi è e perché scrive Alexia Bianchini?
Sono una Pippi Calze Lunghe cresciuta. Una mamma chioccia con l’anima di una bimba. Adoro stare con i miei figli, guardare con loro i cartoni, cantare a squarcia gola. Un mix fra Heidi e Anna dai capelli rossi con innesti cibernetici e arti mutanti, Peter Pan al femminile per intenderci. Eppure, a detta di chi mi sta vicino, quando li seguo nei compiti divento più antipatica della signorina Rottermaier.
Scrivo perché ne ho bisogno, altrimenti starei le ore a guardarmi intorno e sognare a occhi aperti, come facevo da bambina. Mi basta vedere una goccia che cade per far partire un lungometraggio nella mia testa. Scrivo perché i segni sulla sabbia svaniscono con le onde del mare, mentre le parole scritte restano…

Parlaci del tuo ultimo romanzo “Io vedo dentro te”. Com’è nata l’idea?
Ho avuto la fortuna di avere un nonno straordinario, la persona che nei momenti più bui mi ha fatto sorridere e amare la vita. Lui era così, il signor Bianchini, gentile con tutti, allegro, sempre con la battuta pronta. Eppure sopportava il dolore causato da una malattia inguaribile: la psoriasi. Il suo corpo ne era ricoperto e almeno due volte l’anno veniva ricoverato per mesi. Stavo proprio pensando a lui, era mancato da pochi mesi lasciando un vuoto incolmabile, quando ho meditato sul fatto che il dolore dovrebbe portare con sé un riscatto: la vita ti toglie e ti dovrebbe dare in egual misura. Ecco che il cervello, come mi accade spesso, è partito per la tangente ed è nato Christopher, un ragazzo colpito da una brutta malattia che deturpa la pelle, ma che porta con sé un dono.

La giustizia rappresenta una delle tematiche principali su cui è incentrato il romanzo. Secondo te cosa impedisce agli uomini di realizzare un sistema giudiziario perfetto?
È pura utopia, proprio perché non puoi mai sapere il motivo per cui si è giunti a delinquere. Puoi condannare il peccato e calcolare una pena su quello, ma non potrai mai giudicare il peccatore, né sapere perché è arrivato a quel punto, a meno di non rivivere nei suoi panni la stessa identica esperienza. Troppe sono le variabili, gli uomini sono come fiocchi di neve, non viviamo nello stesso modo le esperienze della vita, non abbiamo gli stessi sogni. Se davvero c’è un Dio dall’altra parte, allora è solo lui che potrà giudicare, avendo la possibilità di valutare la persona da tutte le prospettive possibili.

La Xerantya è una malattia ma anche un dono. Ti va di parlarcene?
Credo che la vita riserba sorprese continue, positive e negative. Non riesco a vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende dai punti di vista (dipende quanta sete ho). Ecco che una malattia come questa ti mette di fronte a delle scelte, sta a te decidere quale peso dare alle tue future azioni. Probabilmente una persona che basa la vita sull’aspetto fisico lo vivrebbe come una tragedia, ma se sai dosare, se riesci ad apprezzare ciò che la vita ti dona, allora l’ago della bilancia si riequilibra.

Come nascono i tuoi personaggi? Tra i protagonisti di “Io vedo dentro te” ce n’è uno a cui ti senti particolarmente legata o che, in qualche modo, ti rappresenta?
Adoro Cassandra. Incarna la potenza di un Salice Piangente che si piega alle intemperie, ha una forza interiore che le permette di non farsi abbattere dalle situazioni negative.

Sei passata dal dark fantasy alla fantascienza. Quanto ti piace sperimentare in campo letterario e qual è il genere che ti è più congeniale?
Sperimentare è la parola giusta. Passo dal weird, al gotico, all’horror e allo sci-fi (steam-atom). Spesso mi spingo oltre miscelando i generi per creare qualcosa di nuovo, di personale. Di sicuro mi trovo a mio agio con le tinte forti e il gotico mi rappresenta appieno.

Oltre a essere scrittrice sei curatrice della collana Gold di Ciesse Edizioni. Ti va di raccontarci qualcosa a proposito di questa esperienza? In quale veste ti senti più a tuo agio?
Sono entrata a far parte della Ciesse dopo aver pubblicato con loro Minon. Non è l’unica mia esperienza come curatrice, collaboro con altre piccole CE e seguo progetti antologici. Diciamo che come valutatore sono un po’ critica, ma quando scelgo un autore mi piace seguirlo, soprattutto nella fase di editing. Invece, nelle antologie, vengo soprannominata La Bossa, perché sono molto severa e pretenziosa. Sono esperienze che mettono alla prova, esauriscono pazienza ed energia, ma sono molto gratificanti.

Altro progetto letterario che ti vede partecipe è quello legato al Web Magazine Speechless. Un tuo feedback?
È un’esperienza splendida, in compagnia di esperti del settore. Per ora ho parlato di distopia, Tim Burton e con il prossimo numero mi cimenterò con uno dei personaggi di Walking Dead. L’organizzazione lineare e la partecipazione attiva dello staff, permettono di dare smalto al lavoro finale. Adoro la grafica, vitale e trasversale. Speechless riserba ancora molte sorprese di cui purtroppo non posso parlare.

Che consigli daresti a un aspirante scrittore?
Umiltà, perseveranza, pazienza. Cercate informazioni sul web di come funziona l’editoria. Evitate di pagare per pubblicare. Rileggete il vostro testo tantissime volte, a distanza di mesi. Informatevi sulle norme grafiche, su come si gestiscono i dialoghi (vero problema degli emergenti). Non fermatevi al primo romanzo. Intanto che attendete le risposte cimentatevi con una nuova storia (che non sia il seguito del romanzo, sia chiaro!).

Cartaceo o digitale? Quale il futuro dell’editoria? Quale il tuo rapporto con gli e-book?
Entrambi. Credo che il futuro sia già designato. Si andrà verso il digitale, è un dato di fatto. L’importante è riuscire a mantenere alta la qualità del prodotto, perché in fondo ciò che conta è la storia e come è stata scritta.

Che tipo di lettrice sei? Ci sono degli autori a cui ti ispiri o che hanno influenzato la tua scrittura?
Sono una lettrice che si annoia facilmente, anche se molti amici hanno trovato I pilastri della terra tedioso, mentre io l’ho amato fino all’ultima pagina. In ogni caso, romanzi storici a parte, mi piace la scrittura dinamica e adrenalinica. Adoro gli scrittori americani, ma mi appassiono anche ai saggi, soprattutto quelli inerenti al Medioevo.

Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?
Sogni nel cassetto non ne ho mai avuti, avrei troppa paura di non riuscire a realizzarli. Proprio in questi giorni è nata una collaborazione con Ignazio Piacenti, illustratore che adoro. Stiamo lavorando alla trasposizione in fumetto di una mia novella steampunk piratesca (giusto perché mi piace miscelare). Spero con tutto il cuore di riuscire ad avere qualche risposta dall’estero. Vi terremo aggiornati!

E per saperne di più...

















 

1 commento:

  1. Bellissima intervista! Complimenti al blog per le domande interessanti e complimenti all'autrice per le risposte che ha dato.

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