domenica 30 dicembre 2012

Anteprima: Odyssea

In libreria da gennaio 3013

Titolo: Odyssea
Autrice: Amabile Giusti
Editore: Baldini Castoldi Dalai
Pagine:  416
Prezzo: 15,90 euro


Una favola nera, che intreccia l’avventura e la magia di Harry Potter ai tormenti del primo amore. Un urban fantasy al contempo tenero e spietato che vi incatenerà fino all’ultima pagina.


Descrizione:
Se potesse, Odyssea, chiederebbe molte cose a sua madre. Ad esempio perché da anni sono costrette a vivere come fuggiasche, senza una meta, una casa e, soprattutto, senza un padre. Finché una notte, attraversando un varco magico nascosto nel bosco, la riporta a Wizzieville, dove è nata, e lei scopre di appartenere a una cerchia di persone dotate di rari poteri. Incredula, Odyssea si getterà nella nuova vita, ma si accorgerà presto che dietro la facciata idilliaca e fatata di Wizzieville brulica il Male. Un nemico, che perseguita la sua famiglia da generazioni, è tornato sotto mentite spoglie per ucciderla. Come se non bastasse l’amore la coglie di sorpresa. Jacko, un misterioso e impavido ragazzo che, a differenza degli altri, la tratta senza cerimonie, devasta il suo cuore inesperto. Ma come mai tutti lo disapprovano e lo temono? Può fidarsi di lui? Odyssea è combattuta, ma non può concedersi errori. Il nemico è in agguato. Potrebbe essere ovunque, potrebbe essere chiunque.

L'autrice:
 
Amabile Giusti è un avvocato, ma non si sente avvocato: scrivere è la sua vera passione da sempre. Dopo il suo primo romanzo Non c’è niente che fa male così, con Cuore nero ha conquistato pubblico e critica; romanticamentefantasy. blogspot.it lo ha eletto Best Young Adult 2011. Odyssea è il primo volume di una saga. www.amabilegiusti.com cuorenero.amabilegiusti.it

venerdì 28 dicembre 2012

Recensione in anteprima: Il corvo e lo scorpione

Titolo: Il corvo e lo scorpione 
Autrice: Francesca Civiletti 
Editore: Rogiosi 
Pagine: 380 
Prezzo: 14,00 euro
In libreria da gennaio 2013 

Descrizione:
Quale destino attende la giovane Rowan, unica superstite dell’incendio di Ynys Mon da parte delle Legioni di Nerone?
Incontri sorprendenti, rivelazioni inaspettate e una difficile missione da compiere: impedire che l’Uroboro, un antico manoscritto di inestimabile valore, cada nelle grinfie dell’ordine nero di Roma. Gli Scorpioni Neri.
Significherebbe immenso potere per una setta votata al male che, da tempo immemorabile ha l’obiettivo di rompere il Patto di Equilibrio tra il Bene e il Male, sulla Terra e nell’Aldilà
Nella sua lotta contro il tempo e terribili forze oscure, dalla Britannia alla verde Erin, dalla Gallia al cuore dell’Impero, Rowan potrà contare sulla sua sapienza druidica e la sua abilità di guerriera; ma anche sulla solidità di un veterano della Ventesima Valeria Victrix, la furbizia di un pirata dal sangue nobile, gli occhi vigili di un misterioso Guardiano, e una buona dose di coraggio.
Saranno sufficienti per riuscire nell’impresa?
  

L'autrice:






Francesca Civiletti è nata nel 1976 a Milano, ma il suo cuore è ancora a Dublino dove ha vissuto per un anno nel 2004, e iniziato la stesura de “Il corvo e lo scorpione”. 
È copywriter freelance, e questo è il suo primo romanzo.

La recensione di Miriam:


"Il corvo e lo scorpione" potrebbe essere la leggenda cantata da un antico bardo, una leggenda che affonda le sue origini in terra di Britannia e racchiude tutto il fascino della cultura celtica. In realtà non ci sono mediazioni, a narrarci questa mirabolante avventura è la sua stessa protagonista: Rowan.
Tutto comincia a Ynys Mon in una notte di Samhain. Sulla collina ardono ancora i fuochi sacri quando nuove fiamme si mescolano alle prime provocando un terribile incendio. Ad alimentarle sono i legionari di Nerone che, nello spazio di poche ore, seminano distruzione sull’isola. La piccola Rowan è la sola a sopravvivere grazie all’intervento di una bellissima guerriera che la trae in salvo e la conduce con sé sull’isola di Erin. Ben presto si scoprirà che con la bambina si è salvato anche qualcos’altro. A lei infatti il druido Amergin, suo maestro, ha consegnato un libro prezioso prima di morire. Si tratta dell’Uroburo, un testo che contiene tutta la sapienza druidica e che in mani sbagliate potrebbe diventare un’arma in grado di rompere il Patto di Equilibrio tra Bene e Male. È proprio questo che i romani facenti capo all’Ordine degli Scorpioni Neri cercavano a Ynys Mon. La fuga di Rowan è dunque appena iniziata.
Infatti questo è il principio di una storia che si protrarrà negli anni. Vedremo Rowan diventare adulta, la vedremo trasformarsi in una coraggiosa guerriera in seguito all’addestramento ricevuto presso l’accademia di Ash Grove ma anche in una potente sacerdotessa votata ad accedere ai segreti dell’Uroburo poiché il maestro Amergin e la madre, persa quando era ancora in fasce, non l’abbandoneranno neanche da morti. Dall’aldilà riusciranno a comunicare con
lei e a guidarla lungo il difficile cammino a cui è
predestinata.
Avventura e magia si rincorrono tra le pagine tessendo una trama che sembra sospesa tra due mondi. Lo straordinario viaggio che conduce Rowan dalla Britannia, all’isola di Erin fino alla Gallia e, poi, al cuore dell’Impero Romano si intreccia a un viaggio dal sapore spirituale che scandisce le tappe di un percorso di formazione − o forse sarebbe più corretto dire di iniziazione al druidismo. I personaggi in carne e ossa, anche se spesso sopra le righe, che accompagnano la protagonista (si pensi al pirata nobile Dylan o all’ex legionario Pantera) si affiancano a personaggi più “eterei” come il Pincipe Oscuro o lo stesso Amergin, ormai divenuto puro spirito; allo stesso modo, i personaggi reali come l’imperatore Nerone convivono con creature del mondo magico, non da ultimo il corvo guardiano che mai si separa da Rowan.
Ricalcando il classico intreccio fantasy incentrato sulla secolare lotta tra bene e male, l’autrice ci propone un’interessante commistione tra storia e mito sorretta da una solida base documentale, tanto per quel che riguarda la ricostruzione degli avvenimenti storici, quanto per quel che concerne i costanti e puntuali richiami alla cultura celtica.
Lo stile scorrevole, elegante, in alcuni passi poetico facilita l’immedesimazione nella particolarissima ambientazione che spesso sovrappone al paesaggio reale una dimensione onirica. Personalmente  ho trovato molto intrigante la descrizione dell’isola di Erin che assume quasi le fattezze di un personaggio tra i personaggi apparendoci come una creatura vivente. In perfetta sintonia con il sentire celtico, Erin è appunto terra che respira.
Il risultato è un romanzo appassionante che riesce a incantare come le antiche leggende e, nel contempo, a farci riassaporare il fascino di alcune pagine di storia romana, dall’assassinio di Agrippina alla costruzione della Domus Aurea. Ci tiene con il fiato sospeso coinvolgendoci in una fitta girandola di azione e colpi di scena, ci affabula con la magia e, nello stesso tempo, lascia fluire tra le righe un messaggio profondo che richiama il concetto di saggezza intesa come il raggiungimento di un equilibrio tra gli opposti, come armonia che passa attraverso il rispetto per la natura e la tolleranza del diverso.
“Lugh, Dio dei Cristiani, An, Ra… sono e saranno molti i nomi per indicarlo ma il Bene, ricordalo Rowan, è uguale per tutti e per qualsiasi Credo […] Quello che conta è che venga perseguito il Bene. Che il Bene abbia dalla sua parte un numero di adepti pari al numero di anime schierate dalla parte del Male: l’equilibrio, Rowan!”










martedì 25 dicembre 2012

Recensione: Le passioni della mente. Il romanzo di Sigmund Freud

Titolo: Le passioni della mente
Autore: Irving Stone
Editore: Corbaccio
Collana: I grandi scrittori
Pagine: 912
Prezzo: 19,90

Descrizione:
Sigmund Freud si laureò in Medicina a Vienna nel 1881 e ottenne, poco dopo, la libera docenza in Neuropatologia. Già durante questi suoi primi passi nella Clinica Universitaria il giovane Freud si era reso conto dell’esistenza di molte malattie mentali non riconosciute o giudicate, allora, incurabili dalle scuole tradizionali. Discepolo di Charcot a Prigi e della scuola ipnotica di Bernheim a Nancy, Sigmund Freud sviluppò molto presto i presupposti dottrinali della disciplina che poi fondò e rese universalmente riconosciuta, formandosi la convinzione che l’origine dei comportamenti anormali di tipo isterico andassero ricercate nell’«inconscio» dell’uomo e fatte risalire a eventi psichicamente traumatici e dimenticati.
Ne seguì la decisione di dedicarsi totalmente all’analisi della mente umana, delle sue passioni, dei suoi complessi, dei suoi tabù, mettendo a punto un metodo sperimentale empirico basato su numerosissime sedute con il paziente alla ricerca degli eventi condizionanti della sua esistenza e attraverso l’interpretazione dei suoi sogni ricorrenti: nasceva la psicanalisi. La teoria freudiana, secondo cui dall’evolversi della sessualità dipende largamente l’equilibrio della personalità, suscitò immediatamente enorme scandalo, ma al tempo stesso fornì la corretta chiave interpretativa di parecchie turbe psichiche.
Come suo solito Irving Stone in questo libro sa cogliere con semplicità, rigore e ricchezza di dettagli l’avventura della vita di una delle personalità più complesse del Novecento, che non è seconda all’avventura dei suoi studi. Dal primo matrimonio con Martha Bernays all’apertura del suo studio privato a Vienna. Dall’impiego dell’elettroterapia fino al celeberrimo caso di Anna O. e al successo delle prime pubblicazioni. Poi il periodo newyorkese con Gustav Jung, l’incontro con Albert Einstein a Berlino, il dramma della figlia Anna sequestrata dalla Gestapo, fino all’esilio londinese. La vita straordinaria di un uomo che ha segnato profondamente la nostra epoca raccontata in modo magistrale.

L'autore:

Uomo di lettere, come amava definirsi, Irving Stone (1903-1989) è autore di affascinanti ricostruzioni storiche e avvincenti biografie romanzate. Con il rigore di uno storico e la fantasia di un grande artista ha raccontato la vita degli Impressionisti (Vortici di gloria), quella di Michelangelo (Il tormento e l’estasi), di Van Gogh (Brama di vivere), di Freud (Le passioni della mente), di Schliemann (Il tesoro greco) e di Darwin (L’origine). 

La recensione di Miriam:

Il libro di cui vi parlerò oggi non è un fantasy e nemmeno un saggio esoterico; in realtà non è ascrivibile a nessuno dei generi letterari solitamente frequentati da questo blog, eppure è in perfetta sintonia con la sua filosofia. Il flauto di Pan si propone di guardare oltre le apparenze, di esplorare nuove dimensioni, di approcciarsi al mistero e, la psiche umana sicuramente rappresenta uno dei più grandi misteri a cui si possa pensare, forse il più affascinante giacché ciascuno di noi lo serba dentro di sé. Impossibile è accostarsi a questo enigma senza confrontarsi con la figura di Sigmund Freud, padre della più sconvolgente quanto illuminante scoperta che si sia prodotta in tale ambito, nonché promotore di una rivoluzione scientifica paragonabile, per impatto, a quella copernicana.
A lui è dedicato “Le passioni della mente”. Riproponendo la sua biografia in chiave romanzata Irving Stone ne ripercorre la vita e la carriera ricostruendo, di pari passo, la storia della nascita della psicanalisi. Benché l’autore scelga la forma narrativa del romanzo, non si abbandona a voli di fantasia rimanendo fedele ai fatti documentati. In questo modo persegue il duplice obiettivo di consegnarci un’opera che si lascia leggere con facilità e appassiona al pari di una fiction ma che, nello stesso tempo, conserva tutta la rigorosità e l’attendibilità di un saggio storico- scientifico.
Se il percorso biografico di Freud fa da filo conduttore, ampio spazio viene dedicato alla genesi della teoria psicanalitica e all’esposizione dei suoi contenuti, così come al contesto socio-culturale in cui si sviluppa. Ciò consente al lettore di ottenere un quadro esaustivo sotto diversi punti di vista. Da un lato si delinea un ritratto credibile dell’uomo Freud, dall’altro si dipana la complessa storia  della rivoluzione di cui si è reso protagonista e delle reazioni che il suo pensiero ha suscitato nell’ambiente scientifico e non. Tessere queste che vanno a intersecarsi tra loro come fossero i tasselli di un puzzle e che, se prese singolarmente, non potrebbero consentire una corretta comprensione dell’insieme.
Gli anni della giovinezza ci rendono conto dei progetti di Sigmund mettendo in luce delle note caratteriali che giocheranno un ruolo fondamentale nell’evolversi degli eventi. Sin da subito emerge il conflitto tra l’aspirazione a realizzarsi come marito e padre di famiglia e quella alla realizzazione sul piano professionale. Conflitto che segnerà l’inizio di una carriera irta di difficoltà, contrassegnata da rinunce e compromessi ma anche da una grande ostinazione che spingerà Freud a non abbandonare mai del tutto i suoi sogni.
L’insaziabile sete di conoscenza, unitamente alla sua vocazione per la ricerca, fa sì che egli non si arrenda al solo esercizio della professione medica ma insista, nonostante i mille ostacoli e le ristrettezze economiche, nel dedicarsi agli studi di laboratorio.
Lo seguiamo dunque nel percorso formativo che dall’istologia lo conduce alle investigazioni sul cervello umano passando per le ricerche sulla cocaina, fino ad approdare − grazie all’ottenimento di una borsa di studio − alla clinica del professor Charcot che lo spinge all’approfondimento della pratica ipnotica e inconsapevolmente gli fornisce il primo input per la grande scoperta che seguirà.
È collegando quanto appreso sull’ipnosi ad alcune rivelazioni su un caso di isteria seguito dall’amico medico Josef Breuer (quello che passerà alla storia come il caso di Anna O.) che Sigmund comincia a maturare l’idea che alcuni disturbi mentali possano avere cause psichiche piuttosto che organiche. Le sue intuizioni non si fermano qui ma vanno oltre perché, contravvenendo alle convinzioni del maestro Charcot, Sigmund intravede nel metodo ipnotico delle potenzialità terapeutiche. Man mano che le sue idee vanno maturando e trovano una convalida in svariati successi conseguiti nella cura di pazienti isterici e nevrotici, il mondo accademico insorge opponendo un fermo rifiuto a quella che non esita a definire “fiaba psicanalitica”. Descrivendo minuziosamente l’ambiente universitario dell’epoca e sviscerando i rapporti di Freud con maestri e colleghi, Irving Stone ci consente di comprendere a fondo le ragioni per cui la teoria psicanalitica è da ritenersi rivoluzionaria nonché i motivi per cui ha destato tanto scalpore infiammando l’animo di numerosi detrattori.
Rivoluzionaria è l’idea che la psiche possa influire sul soma sino a provocare sintomi che non siano imputabili a cause organiche in un’epoca in cui gli scienziati tutti sono fermamente convinti del contrario e si ostinano a dissezionare cervelli nella speranza di scovare lesioni o malfunzionamenti in grado di far luce sulle malattie mentali.
Ancor più rivoluzionaria è l’idea che si possa curare con la parola inaugurando una pratica terapeutica che, agli occhi dei più,  appare poco “scientifica” e abbondantemente ammantata di magia.
Scandalosa, oltre che rivoluzionaria, è infine l’idea di una eziologia sessuale delle nevrosi che si fa strada attraverso la formulazione del complesso di Edipo e le teorie sulla sessualità infantile, tanto più perché germoglia in una società come quella vittoriana che faceva del perbenismo e dell’idillio di un’infanzia incontaminata i suoi baluardi. Sarà proprio su questo terreno che avrà origine l’acceso dibattito destinato a protrarsi negli anni e che accompagnerà l’intera storia del movimento psicanalitico. Sull’argomento vedremo infatti scontrarsi persino i più fervidi sostenitori di Freud, coloro i quali contribuiranno alla nascita di una vera e propria scuola di respiro internazionale intorno alla psicanalisi ma che provocheranno anche profonde fratture al suo interno − basti pensare alle defezioni di Adler e Jung per citare i casi più emblematici.
Procedendo nella lettura ci rendiamo conto di come questo romanzo sia molto più che una semplice biografia. In realtà, attraverso le sue pagine, Irving Stone ci consegna la storia di un uomo straordinario ma anche un imprescindibile capitolo di storia della scienza nonché uno splendido affresco socio- culturale dell’epoca.
Ne consiglio la lettura tanto a chi conosce l’argomento quanto a chi desideri un primo approccio; tanto ai sostenitori, quanto ai detrattori della teoria freudiana perché, a prescindere dalla convinzioni personali, rimane un fatto indiscutibile: Freud è stato il pioniere di una rivoluzione che ha condotto a una nuova e più profonda conoscenza dell’uomo.
Così come scritto in un biglietto di auguri recapitato da Thomas Mann a Sigmund in occasione del suo ottantesimo compleanno e recante la firma di oltre duecento grandi artisti e scrittori di tutto il mondo: “In ogni direzione egli ha dischiuso nuovi problemi e mutato i vecchi criteri di giudizio; con le sue indagini e le sue intuizioni ha immensamente ampliato il campo della ricerca mentale e messo in posizione di debitori persino i suoi avversari […] Anche se l’avvenire dovesse modificare questo o quel risultato delle sue ricerche, non si potranno mai più ridurre al silenzio le domande che Sigmund Freud ha posto all’umanità…”  




















domenica 23 dicembre 2012

Recensione: Domani Forse Mai

Titolo: Domani Forse Mai
Autore: Francesco Troccoli
Editore: Wild Boar
Collana: Memorie dal futuro
Pagine: 112
Prezzo: 9,00 euro

Descrizione:
Domani Forse Mai è la seconda uscita della collana “Memorie dal Futuro”, che l’associazione RiLL Riflessi di Luce Lunare, in collaborazione con Wild Boar Edizioni, dedica agli autori che si sono più distinti nell’ambito del Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico (uno dei più importanti premi letterari italiani per racconti fantasy, horror, di fantascienza, e che vede ogni anno la partecipazione di oltre duecento testi).

Domani Forse Mai propone nove racconti di Francesco Troccoli: racconti di fantascienza e fantastici, scritti fra il 2006 e il 2011, prima della pubblicazione, con l’Armando Curcio Editore, del romanzo di esordio “Ferro Sette”, uscito nella primavera 2012.
Il volume ripercorre il percorso di crescita dell’autore, raccogliendo per la prima volta insieme testi premiati in numerosi concorsi letterari (fra cui il Trofeo RiLL e SFIDA, entrambi banditi da RiLL, ma anche lo Space Prophecies, l’Akery e il Nella Tela), e che per primi hanno portato Francesco Troccoli all’attenzione degli appassionati del genere fantastico. Inoltre, il libro ospita anche due inediti: “Per amore” e “Un caso dimenticato della Romagna-Toscana”.

 L'autore:

 
Francesco Troccoli, è scrittore, traduttore e speaker. Nel bel mezzo di una invidiabile carriera in una multinazionale farmaceutica, cambia vita per  dedicarsi, in gran parte, alla scrittura. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Giulio Verne e il Nella Tela, pubblicato oltre trenta racconti su raccolte e riviste e ricevuto numerosi apprezzamenti della critica. Blogger tra i più attivi del settore in Italia, firma le pagine di «Fantascienza e dintorni» ed è membro del collettivo di autori «La Carboneria letteraria». Quest’anno un suo racconto concorre al Premio Italia per la categoria “racconto professionale”. Ferro Sette è il suo primo romanzo.

La recensione di Miriam:

Tempo. Sembra essere la parola chiave intorno a cui ruota questa raccolta antologica tanto se si entra nel merito dei i suoi contenuti quanto se ci si sofferma a riflettere sulla sua genesi. Il volume propone nove racconti scritti  da Francesco Troccoli fra il 2006 e il 2011, ovvero nel periodo che precede la pubblicazione del suo romanzo d’esordio “Ferro sette” . Compiamo dunque un salto a ritroso nella sua carriera letteraria seguendolo lungo un sentiero che, in qualche modo, ne ricostruisce il percorso di crescita. Egli stesso si riferisce a questi testi come a quelli su cui “si è fatto le ossa”, dichiarazione che stupisce se si guarda alla maturità stilistica e alla superba padronanza della tecnica narrativa che li contraddistingue. Se una linea evolutiva è rintracciabile tra queste pagine, è da ravvisarsi piuttosto in un cambiamento interiore che, gradualmente, sostituisce a visioni pessimistiche, una visione più ottimistica − o più possibilistica − della realtà.
Sebbene prodotti in momenti e in occasioni diverse, i racconti qui selezionati rivelano un comun denominatore che è appunto il Tempo. Emblematico, da questo punto di vista, è il titolo “Domani Forse Mai” che attraverso l’accostamento di tre avverbi suggerisce sin da subito tre possibili approcci al tema. Esplorando, a volte mescolando, generi diversi tra loro, l’autore  ci propone viaggi nel passato o nel futuro. Dall’epoca della Santa inquisizione, alla seconda guerra mondiale, passando per i giorni nostri e arrivando a sbirciare un lontano avvenire in cui l’umanità si è trasferita sulla luna, ci fa toccare con mano il tempo che fugge o ci coinvolge in voli di fantasia. Ci racconta di probabili Domani proponendoci storie dal taglio marcatamente fantascientifico ma anche di scenari surreali, incredibili eppure, Forse, possibili così come di occasioni mancate o di sentieri impraticabili che odorano di Mai.
Leggendo si ha la sensazione di essere risucchiati in un vortice spazio-temporale che stordisce e diverte allo stesso tempo, come un giro di giostra. Nonostante si tratti di racconti brevi, l’autore riesce a gestire con maestria il ristretto spazio narrativo, centrando l’obiettivo di lasciare qualcosa a chi legge (un messaggio, un’emozione, uno spunto di riflessione). Ciascun racconto appare come un’istantanea capace di racchiudere in un solo scatto l’essenza di un intero scenario, complici i finali che immancabilmente sorprendono e suscitano sensazioni forti anche se diverse tra loro.
A volte commuovono, come il finale di “Per amore” − in cui un uomo  sfida il tempo pur di salvare colei che ama accettando di pagare un caro prezzo − , altre strappano un sorriso −basti pensare a Nude Mani in cui un gruppo di scienziati tenta di svelare il mistero dell’antica scrittura arrovellandosi su una lista della spesa −, in nessun caso deludono.
Inoltre, pur dimostrandosi un ottimo intrattenitore, Troccoli ci consegna delle storie che travalicando i confini di genere inducono a riflettere sulle aspirazioni e i limiti dell’umanità suggerendo un approccio critico al presente. A più riprese emerge il desiderio dell’uomo di dominare il tempo, di cambiarne il corso o di tornare indietro per modificare la storia a beneficio di un futuro migliore. Spesso si tratta di esperimenti fallimentari  o dagli esiti imprevisti, basti pensare a “Un caso dimenticato della Romagna Toscana” in cui alcuni abitanti di Stringilcuore riportano in vita il Beato Elpidio per sventare minaccia comunista e si ritrovano a fronteggiare una situazione ancora più allarmante; ma non sempre si giunge a epiloghi dai toni pessimistici. Così accade che uno strano esperimento scientifico, un escursione nello spazio o un tuffo nella storia diventino anche occasione per un cambio di prospettiva tale da farci guardare con occhi diversi  il mondo che ci circonda e l’universo che si agita dentro ciascuno di noi. Valore aggiunto questo che, conferisce spessore alla raccolta e nel contempo fa sì che possa essere facilmente apprezzata anche da chi non è particolarmente avvezzo al genere fantastico.

  





 

 


sabato 22 dicembre 2012

Intervista a Graziano Versace

Graziano Versace è nato a Belmore (Australia) il 16/02/64.

Laureato in Lettere Moderne, ha svolto per qualche tempo l’attività di psicoterapeuta umanistico-esistenziale. Attualmente insegna Materie Letterarie a Sant’Agata di Militello (ME).
Ha pubblicato un libro di narrativa per la scuola dal titolo Biglie colorate. Per San Paolo Edizioni ha pubblicato i romanzi Ladri di locandine e Tutto il mondo dentro. Il suo primo romanzo di fantascienza Raimondo Mirabile, futurista è uscito per Edizioni XII.



Benvenuto nel nostro salottino letterario. Domanda di rito per iniziare: chi è e perché scrive Graziano Versace?

Ho svolto per qualche tempo l’attività di psicoterapeuta, poi sono passato in via definitiva all’insegnamento. Credo che la scrittura sia qualcosa di connaturato, in me. L’ho sempre fatto. Siamo due aspetti imprescindibili. O, se vogliamo, la scrittura è una mia diciamo estensione naturale.



Parliamo di “Noos. Il canto del mondo”. Com’è nata l’idea?

Sono partito dal fatto che, nell’antichità, lo stretto di Messina, o quantomeno l’area marina circostante, rappresentava un punto di passaggio per le megattere. Inoltre, ho sempre considerato il Mediterraneo un bacino di idee ancora da sviluppare, specie in riferimento al periodo classico greco e latino.



Quali difficoltà hai incontrato nell’elaborare una trama che contiene riferimenti precisi al poema omerico?

Poche, in effetti. Tutto sembrava volersi incastonare all’Odissea. Mi è venuto quasi spontaneo associare i miei personaggi a quelli omerici. Certo, il sapore della modernità ha reso i miei forse meno solenni, però il tutto è stato compensato poi dall’aspetto fantastico/fantascientifico del romanzo.



Quale il tuo personale rapporto con l’Odissea? Cosa ti affascina maggiormente di quest’opera?

Il senso di mistero che aleggia sulla vicenda. Il fatto che nulla possa dirsi concluso, e che il viaggio sia parte integrante della vita degli uomini. E poi, Ulisse ha la curiosa peculiarità di assumere in sé mille sfaccettature, mille risvolti psicologici che, nei secoli, sono stati trattati da autori molto ma molto più illustri di me.



Il tuo romanzo ha un’ambientazione squisitamente italiana, ambientazione insolita per un romanzo di fantascienza e da te descritta con grande dovizia di particolari. Ti va i parlarcene?

Beh, io amo il Mediterraneo, e soprattutto le isole siciliane. Anche qui, in ognuna di esse, si sente un profumo di mistero che sa di eventi inspiegabili. E, credimi, ho sentito così tante storie “misteriose” sulle isole da poter scrivere almeno altri dieci romanzi.



Renzo e Roberto sono due amici ma sono anche due personaggi molto diversi tra loro. Come nascono? Ti riconosci in qualche modo nell’uno o nell’altro?

No, non mi riconosco in loro. Mi riconosco nel loro senso dell’amicizia, sentimento per me molto importante. E sì, Renzo e Roberto sono diversi, perché solitamente gli amici lo sono. Almeno, è sempre stato così per me.



I protagonisti del romanzo attraversano tutti un momento particolare delle loro vite, alcuni hanno perso qualcosa, altri ne sono alla ricerca e, forse, proprio per questo non esitano a lasciarsi coinvolgere in un’avventura incredibile. Quanto il desiderio, o il bisogno, di credere può spingere gli uomini a guardare oltre l’immediatamente visibile e ad aprirsi a nuove possibilità?

Bella domanda. Direi che il bisogno e il desiderio di credere sia alla base della ricerca esistenziale dell’uomo. Una persona che smette di desiderare, o di credere, è destinata a una vita più misera, o più ordinaria. Tra l’altro, penso che questa fede “in quello che sta oltre di noi”, come diceva A. C. Clarke, sia il motore stesso dell’evoluzione umana.

 

Tra le altre cose, hai svolto l’attività di psicoterapeuta umanistico- esistenziale e hai approfondito la ricerca sugli studi di Carl Gustav Jung dedicando particolare attenzione al sogno. Quanto tutto ciò ha influenzato la tua scrittura?

Tantissimo. Jung, per me, è stato (ed è tuttora) molto importante, proprio perché la lettura dei suoi scritti porta sempre a nuove idee e stimoli. Poi, il mondo onirico è un regno ancora da esplorare, e sono certo che, se un giorno si riuscirà a mettere insieme, e con la giusta sapienza, la miniera di dati a disposizione, verremo a conoscenza di aspetti dell’uomo che ancora possiamo solo immaginare.



Cosa puoi dirci a proposito della tua esperienza editoriale?

Beh, ho avuto la fortuna di conoscere le persone giuste al momento giusto. Loredana Rotundo, il mio agente letterario. Iaia Caputo, che mi ha insegnato tanto. E Bruno Nacci, consulente letterario che mi ha sempre ispirato. Senza di loro, non sarei qui. Questo per dire che queste figure – l’agente, l’editor, il consulente – sono molto importanti nell’economia del mondo librario e/o editoriale. Privarsene significa spesso non arrivare da nessuna parte.



Per ben due volte sei stato finalista al Premio Urania. Cosa ha significato e quali emozioni ti ha regalato l’aver sfiorato un simile traguardo?

Io sono cresciuto a pane e fantascienza. Per me, rappresenta un modo per pregare, o per avvicinarmi a Dio, o per interrogarmi sulla vita e sul mondo. Chi siamo, cosa siamo, dove andiamo, da dove veniamo. Potranno sembrare discorsi superati, ma non credo che ci sia qualcuno che li abbia dimenticati, o messi da parte. Sono le eterne domande che, secondo la mia modesta opinione, non smetteremo mai di porci, perché portano alla meraviglia e a un respiro arioso quasi adrenalinico.



La fine di un altro anno si avvicina. È tempo di bilanci e nuovi propositi. Quali i tuoi?

Bilanci più che positivi. Propositi, tanti. Un nuovo romanzo per San Paolo sugli esperimenti genetici nei campi di concentramento, Il ragazzo che giocava con le stelle, in uscita nel 2013. Un romanzo sulla scuola fascista che presenterò a breve. E un nuovo romanzo di fantascienza, così, per non smettere di sognare.

E per saperne di più...















venerdì 21 dicembre 2012

Intervista a Lisa Ballantyne


Cari amici, oggi abbiamo il piacere e l'onore di presentarvi l'intervista a un'autrice che abbiamo particolarmente amato. Si tratta di Lisa Ballantyne, autrice de "Il colpevole" (la nostra recensione qui). 
Vi proponiamo sia il testo tradotto in italiano che quello in inglese per quanti preferiscono leggere in lingua originale.
Un grandissimo GRAZIE a Lisa per averci concesso il suo tempo e a Giulia Ivaldi (responsabile dell'ufficio stampa di Giano Editore) per aver accordato, ancora una volta, fiducia al nostro blog e per aver fatto da prezioso tramite affinchè potessimo realizzare l'impresa.



  Lisa Ballantyne è nata ad Armadale, in Scozia. Ha studiato letteratura inglese alla University of St Andrews. Parla il mandarino, avendo vissuto fino a vent'anni in Cina. Vive ora nel Regno Unito e insegna alla University of Glasgow. Il colpevole è il suo primo romanzo. 


Benvenuta su “Il Flauto di Pan” Lisa! Raccontaci qualcosa di te. Quando e perché hai cominciato a scrivere?
Grazie per il benvenuto. Sono molto lieta del vostro interesse. Ho sempre scritto, ma quando ero più giovane scrivevo principalmente poesie. Ho trascorso la gran parte dei miei vent'anni in Cina ed è stato lì che ho cominciato a scrivere romanzi. Sono stata spinta a scriverli perchè i personaggi e le loro vite avevano cominciato ad "abitarmi". Quando ho iniziato a scrivere Il colpevole, i personaggi di Daniel e della sua madre affidataria Minnie mi erano molto chiari. Potevo vederli e annusarli ed ero spinta a scrivere perchè volevo raccontare la storia di Daniel.


Il colpevole, com'è nata l'idea?
L'ho scritto perchè volevo raccontare la storia dell'infanzia tormentata di Daniel. Sapevo che adesso era un adulto a raccontarci la storia e potevo vedere che, a dispetto del suo passato difficile, era diventatao un adulto di successo. Ha preso così forma l'idea del legale, Daniel, che doveva difendere un bambino processato per omicidioe ho pensato che la storia di questo bambino avrebbe potuto mettere in risalto quella di Daniel.

Cosa puoi dirci a proposito del rapporto tra Sebastian e Daniel?  
Quando Daniel incontra Sebastian inizia a pensare al suo passato, al suo rapporto con la sua madre naturale e con quella affidataria. E' costretto a confrontarsicon la sua violenza da bambino. Il presente narrativo del libro segue il processo di Sebastian , Daniel lentamente gli si avvicina e si rivede in lui. Alla fine, il fatto che Sebastian sia colpevole o meno, non è importante perchè nel libro tutti sono colpevoli - non solo i personaggi principali, ma la società e il sistema giudiziario. Il libro ci spinge a considerare le responsabilità della società nei confronti di chi commette un crimine.

Ti riconosci in qualcuno dei personaggi?
I personaggi mi vengono in mente già formati e non mi riconosco in alcuno di loro. La mia vita è molto diversa dal mondo del libro: non sono un avvocato e non ho mai vissuto in alcuna delle località in cui è ambientato il romanzo. Mi sono sempre sentita spinta a scrivere storie perchè i personaggi cominciavano a esistere e in questo libro sono arrivata ad amarli molto. 









Quali sfide hai dovuto affrontare per vedere pubblicato il tuo libro?

Ci sono numerose sfide da affrontare quando si cerca di pubblicare. Io non ho scritto questa storia al solo scopo di pubblicarla. L’ho scritta perché dovevo e l’avrei fatto anche se non fosse stata pubblicata. Comunque, pubblicare è meraviglioso. Sono stata felicissima quando il libro è stato pubblicato nel Regno Unito e poi quando Giano ha deciso di pubblicarlo in Italia. Sono molto curiosa di scoprire in che modo i lettori italiani lo accoglieranno.

Dicci in una sola frase, perchè leggere il tuo libro.
Il colpevole è un libro che affronta temi universali,  educazione e libero arbitrio ed è un libro profondamente coinvolgente dal punto di vista emotivo. 

Hai altri libri in cantiere? Progetti per il futuro?
Attualmente, sto lavorando al mio secondo romanzo, che spero, sarà presto pronto. Anche il nuovo libro racconterà una storia familiare e di introspezione psicologica. 



Interview 
Welcome to "Il flauto di Pan" Lisa!Please tell us something about yourself. When and why did yuou start writing?
Thank you so much for your welcome. I am so delighted in your interest. I have always written, but when I was younger I mainly wrote poetry. I spent most of my twenties in China and it was there that I started to write long fiction. I was drawn to writing novels because characters and their lives began to 'inhabit' me. When I began writing Il Colpevole, the characters of Daniel and his foster mother Minnie were very clear to me. I could see them and I could smell them and I was driven to write because I wanted to tell Daniel's story. 


Il colpevole, how did you get the idea?
I wrote the story because I was drawn to telling the story of Daniel's troubled childhood. I knew that he was now an adult telling us the story and I could see that, despite his difficult past, he was now a successful adult. I became drawn to the idea of the solicitor, Daniel, having to defend a young child on trial for murder as I thought that this child's story could throw Daniel's story into relief.


What about the relationship between Sebastian and Daniel?
When Daniel meets Sebastian he begins to think about his own past and his relationship with his mother and foster mother. He is forced to confront his own violence as a child. The present day narrative in the book follows Sebastian's trial and Daniel slowly begins to become close to Sebastian and see himself in the young boy. Ultimately, the question of Sebastian's guilt or innocence is unimportant as everyone in the book is guilty – not just the main characters, but society and the criminal justice system. The book then causes us to consider society's responsibility for people who commit crime. 

Can you see yourself in any of your characters? 
The characters came to me fully formed and I do not see myself in any of them. My own life is very different to the world of the book: I am not a lawyer, and I have not lived in any of the locations where the book is set. I am always drawn to a story because characters come to be and I grew to love the characters in this book very much.  

What challenges did you face in getting your first
book published?
There are a number of challenges in trying to get published. I did not write this story only to be published. I was writing it because I had to and if it had not been published, I would still be writing still. However, getting published was a wonderful thing. I was so happy when the book was published in the UK but then delighted that Giano agreed to publish it in Italy. I am very interested to hear the response of Italian readers to the book. 

Please tell us in one sentence only, why we should  read your book.
Il Colpevole is a book about the universal themes of nature, nurture and free will and is a book that is  deeply psychological yet moving. 

Any other books in the works? Goals for future projects?
I am currently working on my second novel, which I hope will be ready soon. The new book is also a family story which is deeply psychological.