giovedì 28 febbraio 2013

Recensione: Io, figlio parricida

Titolo: Io, figlio parricida
Autrice: Antonella Colonna Vilasi
Editore: Iris 4
Collana: Intelligentia
Dati: 2011, 124 p., brossura
Prezzo di copertina:17, 50 euro

Descrizione:
Ecco le sofferenze degli adolescenti con particolare attenzione alle difficoltà generazionali nel rapporto genitori-figli sino al gesto estremo del parricidio. Ma anche l'analisi dei meccanismi che portano a compiere tale folle atto. Il tutto attraverso la lente d'ingrandimento di una criminologa. Quali le opportunità di recupero sociale dell'artefice di un delitto così efferato? 

L'autrice:
Antonella Colonna Vilasi è storica, giurista, internazionalista e criminologa. Svolge attività didattica in vari atenei italiani ed è un'affermata saggista. Vanta numerose menzioni sulla stampa, riconoscimenti personali e collaborazioni con autorevoli rappresentanti del settore della giustizia.

La recensione di Sara:


Sempre più spesso, negli ultimi anni, gli adolescenti sono diventati protagonisti di fatti di cronaca agghiaccianti. Figli che uccidono genitori e poi si tolgono la vita, adolescenti che uccidono parenti vicini e lontani per impossessarsi di eredità o semplicemente per vendetta.
Il parricidio è uno dei delitti che dilaga con frequenza nella nostra società e gli autori sono sempre più giovani.
Se in passato la fascia d'età interessata a questo tipo di delitto sfiorava appena i vent'anni, oggi ha subito un mutamento, coinvolgendo giovani al di sotto dei quindici anni.
Antonella Colonna Vilasi analizza in modo dettagliato alcuni esempi di parricidio e parenticidio, scoprendone le cause e individuando le motivazioni che spingono i ragazzi a scegliere la violenza come unica soluzione.
Nel novanta per cento dei casi si tratta di ragazzi che non hanno psicopatologie particolari o che hanno manifestato in passato tendenze violente e omicide. Quello che spinge i figli a uccidere è spesso il desiderio di liberarsi da situazioni di conflitto con i genitori, dalle quali non vedono altra via d’uscita. I figli parricidi raccontati dall’autrice sono, quasi sempre, adolescenti che hanno subito violenza fisica o psicologica, sin da piccoli, e scelgono l’omicidio, identificato come unica via di fuga dalle loro vite. 
Io, figlio parricida presenta le diverse tipologie di omicidio, le armi utilizzate dai ragazzi, gli eventuali complici e il loro reinserimento in società.
Non si tratta, se non in rari casi, di soggetti che manifestano improvvisamente la follia omicida, gli assassini sono premeditati e studiati nel dettaglio. Quasi nessuno tenta di negare, ammettono quasi tutti subito la loro colpevolezza e non mostrano poi tanti sensi di colpa.
Gli adolescenti in questione sono ragazzi che vivono situazioni difficili, che poco comunicano con i genitori e che, nella maggior parte dei casi si rivelano sociopatici.
La malattia mentale è rara, quasi tutti sono perfettamente lucidi e sani a livello psicologico, solo qualche disagio con i coetanei o con le autorità ma, nessuna patologia. È interessante notare invece come le psicopatie interessino quasi sempre le vittime degli assassini o ascendenti nella famiglia. È come se, il disturbo ci sia ma solo a livello latente o indiretto.
L’autrice non ci parla di questi adolescenti come mostri o colpevoli ingiustificabili, carnefici freddi e senza cuore che non hanno pietà neppure per i propri genitori. Al contrario Antonella Colonna Vilasi, ce li racconta quasi come fossero loro le vere vittime. Non li giustifica, ma li comprende e, in parte, li appoggia. Il vero mostro si nasconde in chi non è in grado di aiutare questi ragazzi, in chi conosce le loro situazioni difficili ma tace e si fa i fatti suoi. Il vero mostro è nella mancanza di supporto per i giovani che vivono situazioni di disagio e di difficoltà nel relazionarsi. Il vero mostro è chi non ha abbastanza tempo o voglia per poter ascoltare chi la voce non è capace d’alzarla.
Breve e toccante, questo saggio apre gli occhi su una realtà che ci investe tutti i giorni, una realtà distorta che mostra solo ciò che vuole far vedere e nasconde ciò che è sconveniente.
Gli adolescenti che ci presentano i mass media sono giovani senza cuore, folli assassini assetati di sangue che non meritano nulla se non la prigione.
Leggendo questo saggio si scopre invece che spesso quello che ci raccontano è ben distante dalla realtà, trame che mancano di pezzi fondamentali per poter ricostruire gli scenari dei delitti.
Il lettore non potrà fare a meno di appassionarsi alle storie narrate e di provare almeno un po’ di tenerezza e solidarietà per quei ragazzi che, sicuramente devo essere puniti per ciò che hanno fatto ma, potevano evitare di distruggere la loro vita e quella degli altri se aiutati adeguatamente.
È più facile sbattere sugli schermi il crimine e la violenza, il sangue e la barbarie, piuttosto che il disagio nascosto anche nelle case di quelle famiglie che sembrano perfette.
Del resto forse siamo anche noi che abbiamo voluto questo, il gusto per l’orrido, l’attrazione per il macabro ci focalizza su quello che poi, in fondo, non è il vero orrore. 
Io, figlio parricida ci insegna a strappare il velo di Maya e a guardare in faccia i veri fantasmi.

mercoledì 27 febbraio 2013

Anteprima: Anger

Per chi ha amato HUNGER GAMES

Una miscela perfetta di psicologia, emozioni e suspense.

Dodici ragazzi su un’isola deserta.

Un gioco, una sfida mortale

Titolo: Anger
Autrice: Isabel Abedi
Editore: Corbaccio
Collana: I narratori
Pagine: 324
Prezzo: 16,40 euro 
In libreria dal 7 marzo 2013 

Descrizione:

Ce l’hanno fatta: tre settimane su un’isola deserta al largo di Rio de Janeiro, dove telecamere nascoste li riprenderanno ventiquattr’ore al giorno: saranno attori di un film dalla trama imprevedibile. Sono dodici ragazzi e ognuno di loro ha un motivo particolare per partecipare, sogni da coltivare e segreti da custodire. L’isola è un paradiso, ma il ruolo che i ragazzi scoprono di dover ricoprire è inquietante: undici vittime e un assassino…È solo un gioco, nessuno morirà per davvero, eppure quando Joker viene trovato sfracellato sugli scogli capiscono che il film dei loro sogni si è trasformato in un horror…




L'autrice:




Isabel Abedi è nata nel 1967 e ha lavorato in pubblicità per tredici anni. Nel frattempo ha cominciato a pubblicare i libri per ragazzi che l’hanno resa celebre. Con il romanzo Whisper è stata segnalata in Germania per il Juvenile Book Award del 2006 e con Isola è entrata nella bestseller list dello Spiegel. Corbaccio ha pubblicato con successo Sono nel tuo sogno (anche in edizione TEA). Isabel Abedi vive ad Amburgo con la famiglia.
 
Hanno detto di questo libro:

«Anger è un thriller che assicura notti insonni al lettore, almeno finché non ha letto l’ultima riga. Una miscela perfetta di psicologia, emozioni e suspence. Un libro che supera i confini del genere YA.»

[Buchmarkt]



«Un romanzo di sottile introspezione psicologica che sfocia in un sorprendente psychothriller.»
[Westdetusche Zeitung]





 

martedì 26 febbraio 2013

Recensione: Incontri dopo la morte

Titolo: Incontri dopo la morte
Autore: Erlendur Haraldsson
Editore: Armenia
Pagine: 344
Prezzo: 16,00 euro

Descrizione:
Tra il 1974 e il 1975 il dottor Erlendur Haraldsson condusse un’inchiesta sulla possibilità di stabilire un qualsiasi contatto tra i defunti e i viventi. Alla domanda «Avete mai sentito la presenza di una persona deceduta?», su 901 intervistati, il 31 per cento rispose in modo positivo.
A seguito di questa scoperta, negli anni successivi, l’autore si è dedicato alla ricerca sui contatti tra i due mondi, conducendo colloqui approfonditi con più di 450 soggetti che avevano percepito la presenza di un defunto in stato di veglia.
Questo libro presenta le storie più incredibili raccolte nelle numerose interviste e documenta, tramite tabelle e dati statistici puntuali, il numero sbalorditivo di «incontri» avvenuti tra individui viventi e spiriti.

L'autore:

Erlendur Haraldsson, già professore emerito di psicologia all'Università d'Islanda, nella sua carriera ha pubblicato numerosi articoli su diverse riviste di parapsicologia e ha svolto con alcuni dei maggiori esperti del settore, come Ian Stevenson e Karlis Osis, ricerche sulla reincarnazione.

La recensione di Miriam:



Esiste una vita dopo la morte? Coloro che muoiono sopravvivono solo nel ricordo o continuano a esistere in un’altra dimensione sotto forma di spiriti?
Sono domande che l’uomo si pone sin dai tempi più antichi ma per le quali non esistono risposte inconfutabili.
È impossibile stabilire con certezza cosa accada dopo il trapasso, tuttavia vi sono tantissime persone che raccontano di aver avuto dei contatti con i defunti. Non parliamo di spiritisti ma di persone comuni alle quali è capitato di vivere esperienze straordinarie o, quanto meno, difficilmente spiegabili sul puro piano della razionalità scientifica.
A partire dal 1974 e proseguendo fino al 2008, il dottor Erlendur Haraldosson ha condotto una ricerca  tesa a radunare, catalogare e analizzare queste esperienze. Oltre 400 sono le testimonianze significative raccolte e proposte oggi nel suo saggio “Incontri dopo la morte”.
Per sgomberare il campo da episodi di carattere onirico o allucinatorio, l’autore ha preso in esame solo i casi di esperienza personale diretta in stato di veglia, escludendo tutti i contatti avvenuti in sogno o indotti dall’intervento di un medium. In questo libro riporta i racconti dei partecipanti all’inchiesta esattamente così come sono stati riferiti nel corso delle interviste. Haraldsson non elabora teorie personali, non commenta, non si lancia in possibili spiegazioni dei fenomeni indagati lasciando che sia il lettore a trarre le sue conclusioni. Tuttavia svolge un certosino lavoro di catalogazione, elabora statistiche e pone a confronto le varie testimonianze individuando interessanti analogie che, sebbene non possano fornire una dimostrazione incontrovertibile di una vita ultraterrena, hanno il potere di far affiorare qualche dubbio.
Moltissimi sono infatti gli elementi che accomunano le diverse testimonianze e sono tali da consentirci di pervenire a una sorta di identikit degli spiriti in grado di comunicare con i vivi.
I defunti che si manifestano possono essere parenti, amici, conoscenti del soggetto con cui entrano in contatto, così come emeriti sconosciuti, si tratta sempre però di persone morte in seguito a malattia o, molto più spesso, in maniera violenta. Probabilmente, dunque, anime che hanno ancora un conto in sospeso con questo mondo.
Solitamente si tratta di soggetti trapassati da poco, rarissime sono le apparizioni riconducibili a persone morte molti anni addietro. Assai frequenti sono, invece, i casi di spiriti apparsi nel momento esatto della morte per annunciarla a parenti ignari.
La loro presenza può essere percepita attraverso i cinque sensi con una netta prevalenza della vista.
I luoghi prescelti per palesarsi sono solitamente quelli in cui è avvenuto il decesso o nei quali il soggetto ha vissuto…
Benché ogni testimonianza risulti sprovvista di prove tangibili, colpisce il modo in cui i vari racconti, pur provenendo da persone che non si conoscono e non hanno avuto modo di confrontarsi, si somiglino. Colpisce ancor di più il fatto che, in varie occasioni, il defunto venga percepito da due o più soggetti contemporaneamente. Ma le strane “coincidenze” reperibili in questi resoconti non finiscono qui.
Che dire di coloro che hanno incontrato spiriti di persone mai conosciute e che, successivamente sono riusciti a identificarle? E di quelli che hanno appreso dai defunti notizie delle quali non potevano assolutamente essere a conoscenza?
Per quanto alcune esperienze possano essere spiegate ricorrendo a fenomeni quali le allucinazioni, l’autosuggestione, la telepatia, è innegabile che alcuni dettagli sfuggano a una completa comprensione.
Ma perché i morti scelgono di comunicare con i vivi?
Probabilmente questo è uno degli interrogativi più interessanti da porsi sull’argomento e forse l’unico per cui esiste una risposta che può mettere d’accordo tanto gli scettici quanto i credenti.
Un dato che emerge con forza dalle testimonianze raccolte in questo libro e che le accomuna tutte, escludendo solo pochissime eccezioni, è da rintracciarsi nella positività di queste esperienze. Solitamente chi entra in contatto con un defunto non ne è per niente spaventato, si sente piuttosto rassicurato o confortato dalla sua presenza. Quasi sempre riceve un messaggio, più o meno esplicito, di pace e serenità. L’impressione che se ne ricava è che, con le loro apparizioni, i trapassati aiutino i vivi a elaborare il lutto e a vincere la paura della morte regalando l’illusione o la convinzione di un’esistenza oltre questa.
Che si tratti di fantasmi reali o di semplici proiezioni della nostra mente, il senso del loro manifestarsi sembra essere univoco.
Se siete incuriositi dall’argomento questo saggio vi fornirà tantissimi spunti di riflessione. Se poi siete stati anche voi protagonisti di incontri soprannaturali, la lettura risulterà ancora più avvincente perché avrete modo di confrontare la vostra con molteplici altre esperienze e magari trovare tra queste pagine alcune chiavi che vi aiuteranno a rielaborarla.



  







 



sabato 23 febbraio 2013

Recensione: Io, adolescente difficile

Titolo: Io, adolescente difficile - baby-killer, gang, bande giovanili, branco
Autrici: Mariarosaria Alfieri, Antonella Esposito
Prefazione: Francesco Barresi
Editore: Iris 4
Collana: Intelligentia a cura di Francesco Barresi
Pagine: 128
Prezzo: 19,50

Descrizione:
La società degli eccessi e la totalizzante cultura alienata è l’humus che soggiace alla grave realtà di IO, ADOLESCENTE DIFFICILE. Un’indagine dai toni forti che tenta di far luce su un fenomeno che lievita orrendamente alla contemporaneità: la delinquenza imberbe. Una ricerca che scandaglia i luoghi soliti e conosciuti della devianza minorile come branco, bande giovanili, gang, associazioni mafiose… nei modi nuovi del delinquente pubescente che vanno dal lancio di sassi dal cavalcavia alla violenza negli stadi, stupri di gruppo, ideologie sataniche… Un’inchiesta supportata da esperti che scavano nelle atrocità dei delitti familiari, in eccidi in cui la mano che dilania è vestita d’infanzia e innocenza. Analisi di fattori innati o acquisiti a volte in famiglie inconsapevoli produttrici di mostri che portano al male-bambino spesso legato alla cronaca di eventi che stanno sconvolgendo la coscienza comune in questi ultimi anni. Storie vere di ragazzi difficili. Come gli assassini di Desirée Piovanelli o le ragazze di Chiavenna che hanno massacrato una suora in nome di Satana. 
 Le autrici:
Mariarosaria Alfieri, criminologa, esperta in scienze forensi. Da almeno sei anni si occupa in particolare di criminalità femminile. Collaboratrice all’Università Federico II di Napoli, docente al Master in Scienze Criminologiche Investigative e della Difesa all’Università S. Pio V di Roma ma anche al corso di Criminologia Investigativa e Security alla Questura di Roma. Consulente della Commissione Parlamentare Anti-Ecomafie. Socio fondatore e presidente della Criminalt, un’ associazione culturale che promuove lo studio della
criminologia e delle scienze sociali. E’ inoltre impegnata alla Cooperativa Sociale Campo dei Fiori di Nola, Napoli.
Libri pubblicati: Io, Assassina, IRIS 4 EDIZIONI, 2008.
Antonella Esposito, criminologa, esperta in scienze forensi, mediatrice familiare. Ha redatto la tesi di laurea sul caso Una bomber, al master sul rapporto Immigrati e Criminalità. Socio fondatore e vice presidente della Criminalt, un’associazione culturale che promuove lo studio della criminologia e delle scienze sociali. Per cinque anni è stata volontaria in progetti di recupero di minori a rischio presso la Caritas.

La recensione di Miriam:


Sempre più spesso la cronaca registra episodi di criminalità che hanno per protagonisti i minori. Sono tanti gli adolescenti che delinquono macchiandosi di crimini che vanno dal lancio dei sassi dai cavalcavia alla violenza negli stadi, dallo stupro all’omicidio. Ragazzi di età compresa tra i tredici e i diciassette anni che, scardinando l’immagine dell’innocenza infantile, si macchiano di  gravissimi reati. Ulteriore sintomo di una società ormai allo sbando?
In parte sì, sebbene quello della devianza minorile sia un fenomeno così complesso da richiedere uno studio approfondito per poter essere compreso nella sua interezza.
È proprio quanto tentano di fare Mariarosaria Alfieri e Antonella Esposito nel loro saggio “Io, adolescente difficile”.  Prendendo spunto da svariati casi di cronaca − come l’assassinio di Desirée Piovanelli o i delitti perpetrati dalla Bestie di Satana − e avvalendosi del supporto di una nutrita schiera di esperti, le due criminologhe scandagliano questa realtà fino a fornircene una panoramica a 360°.
La comprensione della devianza non può prescindere da un’analisi psicologica dell’adolescenza. Non più bambino ma neanche uomo, l’adolescente attraversa un momento critico della sua crescita personale, è il momento in cui comincia a conquistare l’indipendenza emotiva dal sistema familiare, a farsi carico delle prime scelte e delle prime responsabilità che segneranno il suo ingresso definitivo nella vita adulta. Si tratta di una fase di transizione gravida di incertezze e paure che il ragazzo non può gestire adeguatamente senza il supporto di figure di riferimento in grado di aiutarlo ad accettarsi e a sentirsi amato.
Ecco dunque che la famiglia può rappresentare la prima cellula in cui si annidano i semi di un disagio che può essere all’origine di un comportamento deviante.
Le autrici prendono in esame diversi modelli familiari e, scavando a fondo nelle dinamiche alla base del rapporto tra genitori e figli, individuano alcune possibili cause del problema. L’indagine si allarga poi dal nucleo familiare ai gruppi dei coetanei che rappresentano il primo modello sociale con cui l’adolescente si confronta imparando a misurarsi con i suoi simili. È nel gruppo dei pari che egli vive le prime esperienze di aggregazione e condivisione, comincia ad abbracciare ideologie comuni e ad acquisire modelli di comportamento socialmente riconosciuti.
Lì dove un gruppo “sano” può dunque rappresentare una preziosa palestra nella quale il ragazzo impara anche a esprimere e contenere il sentimento di trasgressione e di opposizione all’universo adulto, tipico della sua età, un gruppo “deviante” può alimentare e incoraggiare comportamenti che, spesso sfociano, nella violenza. Si pensi alle sette pseudo religiose, alle baby gang, al branco, forme di aggregazione giovanile che qui vengono attentamente analizzate e messe in relazione a un possibile processo di cristallizzazione della delinquenza oltre che alle tematiche interconnesse del bullismo e dell’utilizzo di sostanze stupefacenti.
Dall’attenta osservazione del microcosmo giovanile, lo sguardo si estende infine al sociale allargato sì da rintracciare dei nessi,  tutt’altro che marginali, tra la delinquenza minorile e l’assenza di valori − o l’affermarsi di valori distorti − tipica della società contemporanea.
Se figure genitoriali troppo autoritarie o particolarmente assenti possono alimentare una violenza latente, se gruppi devianti possono configurarsi come terreno fertile per la deriva di minori a rischio, non è esente da responsabilità il modello socio-culturale che lo stesso universo adulto propone attraverso i media. Una società che ancor oggi ammette svariate forme di razzismo, che incita all’accumulo di beni materiali, che identifica il non essere alla moda con l’essere dei perdenti, che, sempre più, sostituisce le relazioni autentiche con un’interazione di tipo virtuale, di certo non può che alimentare il senso di inadeguatezza dell’adolescente.
Un saggio esaustivo nella sua brevità, utile al fine di capire questo fenomeno allarmante che, a vario titolo, ci coinvolge tutti, ponendo l’accento sull’importanza della prevenzione, nota dolente quest’ultima giacché ancora lunga è la strada da percorrere in tale direzione.
Un approccio scientifico e esente da pregiudizi, come quello proposto attraverso questa scottante inchiesta, rappresenta sicuramente un ottimo punto da cui partire per avvicinarsi alla meta.



 

 

Anteprima: Richard Matheson inedito - 4 volumi di racconti dal 1950 al 2010 - dal 28 febbraio in libreria

In libreria dal 28 febbraio 2013



Richard Matheson


Tutti i racconti
divisi in 4 volumi dal 1950 al 2010

Collana Tif Extra
16,90 euro cadauno
  



Descrizione:


Finalmente raccolti in quattro volumi tutti i racconti, tra cui molti inediti, dell’autore considerato da molti una leggenda vivente.

Nell’arco della sua lunga e prolifica attività di scrittore e sceneggiatore, Richard Matheson ha continuato a stupire il suo pubblico attraverso uno stile asciutto e scarno e la capacità indiscussa di ‘distillare parole secche come mitraglia’. I personaggi a cui ha dato vita in oltre sessant’anni di carriera hanno sondato gli aspetti più oscuri della natura umana: paura, disagio e ossessioni. Il risultato è una sintesi di umiltà e destrezza, basata su trovate geniali e non su frasi a effetto, usando un linguaggio semplice e mai forzato. Le storie di Richard Matheson si prestano a chiavi di lettura di diverso tipo: sono pura evasione, oppure metafore di vite strappate, iniezioni di speranza in un mondo devastato dal male.  Storie surreali, a volte al limite della fantascienza e del sogno, eppure incredibilmente reali. Questi 4 volumi contengono i racconti scritti da Richard Matheson tra il 1950 e il 2010.

Tutti i racconti Vol. 1 1950 – 1953 (€ 16.90 – pagg. 464 – 34 racconti  di cui 2 inediti)
Tutti i racconti Vol. 2 1954 – 1959 (€ 16.90 – pagg. 512 – 32 racconti di cui 6 inediti)
Tutti i racconti Vol. 3 1960 – 1993 (€ 16.90 – pagg. 480 – 35 racconti di cui 12 inediti)
Tutti i racconti Vol. 4 1999 – 2010 (€ 16.90 – pagg. 464 – 31 racconti inediti)

L'autore:


Richard Matheson, nato nel New Jersey nel 1926, ha forgiato il gusto e le caratteristiche del ‘fantastico’ contemporaneo, influenzando profondamente altri linguaggi, dal cinema ai fumetti ai videogiochi. Ha scritto alcuni degli episodi più memorabili di Ai confini della realtà, e diverse sue opere sono state adattate per il grande schermo, tra cui Tre millimetri al giorno e Io sono leggenda, che ha ispirato tre film, di cui l’ultima versione (del 2008), dal titolo omonimo, è stata diretta da Francis Lawrence, con protagonista Will Smith. Richard Matheson ha vinto numerosissimi premi, tra cui l’Edgar Allan Poe e un Bram Stoker alla carriera. Fanucci Editore ha pubblicato anche Incubo a seimila metri, Duel e altri racconti, Ricatto mortale, Io sono Helen Driscoll, La casa d’inferno, Tre ore di pura follia, The Box e altri racconti, che ha ispirato la pellicola del regista Richard Kelly, Altri regni, I migliori racconti e Ghost.
 


Hano detto di questi racconti:



“Richard Matheson è un grande indagatore della società americana, ne ha scovato le mutazioni casalinghe, l’orrore della famiglia borghese, l’assoluta perversione umana raccontata attraverso le suggestioni dell’impossibile.” Il manifesto

“Pagine di dinamite e gran ritmo.” Sette

“Matheson sulla distanza del racconto è un vero fuoriclasse. Con le sue frasi brevi come schiocchi di frusta vi trascina dove vuole.” Anna

“Comuni non sono quasi mai il tono né lo sviluppo narrativo, che ridanno un senso all’abusata espressione ‘tenere il lettore col fiato sospeso’, per poi mozzarglielo con un finale a sorpresa. Giustamente venerato da Stephen King, Richard Matheson è uno scrittore che sfugge a qualsiasi etichetta.” Panorama


“State attenti: siete nelle mani di uno scrittore che non chiede pietà e non ne concede. Vi spremerà fino all’osso, e quando chiuderete questo libro vi lascerà con il più grande regalo che uno scrittore possa offrirvi: il desiderio di leggerlo ancora. Richard Matheson è l’autore che mi ha influenzato più di ogni altro.” Stephen King



“Forse la caratteristica che più spicca in Richard Matheson è che nessuna etichetta è sufficiente per lui. E questo è solo un bene. Sia che scriva storie grottesche, horror, di science fiction o fantasy, dà sempre vita a qualcosa che valica i confini del genere. Richard Matheson merita il nostro tempo, la nostra attenzione, e un grande affetto.” Ray Bradbury







venerdì 22 febbraio 2013

Recensione: Io, assassina

Titolo: Io, assassina
Autrice: Mariarosaria Alfieri
Editore: Iris 4
Collana: Intelligentia a cura di Francesco Barresi
Dati: 160 p., brossura
Prezzo di copertina: 19, 50 euro

Descrizione:
Perché una donna diviene malvagia? Cosa sposta la sua

mente dal calore rassicurante del focolare al gelo del sangue della sua vittima? E sono due tra le molteplici domande che Mariarosaria Alfieri si pone in un viaggio nella storia della devianza al femminile alla ricerca della causa oscura che soggiace al male-donna. Non un semplice manuale del crimine rosa poiché Io, Assassina con chiarezza e sistematicità svela l’essenza del delinquere al femminile. In un’indagine inedita che passa dal sesso a colei che lo vende, che lo impiega come veicolo confuso del divino. Tratta la prostituzione. Donne di satana. Ladre. Avvelenatrici. Streghe.
 Brigantesse. Donne d’onore. Donne della malavita. Sino alla logica spietata delle omicide seriali, alle prive di logica dei turpi infanticidi. Pagine che cercano il senso della società misogina, della mascolizzazione delle donne… Nella storia come nella contemporaneità.

L'autrice:

Mariarosaria Alfieri, criminologa, esperta in scienze forensi. Da almeno sei anni si occupa in particolare di criminalità femminile. Collaboratrice all’Università Federico II di Napoli, docente al Master in Scienze Criminologiche Investigative e della Difesa all’Università S. Pio V di Roma ma anche al corso di Criminologia Investigativa e Security alla Questura di Roma. Consulente della Commissione Parlamentare Anti-Ecomafie. Socio fondatore e presidente della Criminalt, un’ associazione culturale che promuove lo studio della
criminologia e delle scienze sociali. E’ inoltre impegnata alla Cooperativa Sociale Campo dei Fiori di Nola, Napoli.
Libri pubblicati: Io, Assassina, IRIS 4 EDIZIONI, 2008.


La recensione di Sara:


Nell’immaginario collettivo la donna è associata a una figura gentile, delicata, quasi indifesa e incapace di fare del male. Forse per il suo ruolo di madre, forse per lo stereotipo della principessa intrappolata nella torre che attende di essere salvata, regalatoci dalle favole, siamo incapaci di pensare a una donna come violenta e omicida. Eppure, la storia, ci fornisce innumerevoli esempi in cui figure angeliche si trasformano in brutali macchine di morte senza scrupoli o rimorsi.
Cosa succede? Perché una donna è spinta a uccidere?
Immaginare un uomo omicida, nell’opinione comune, è molto più semplice, l’idea di violenza e furia assassina è quasi automaticamente associabile. In realtà, quello che spinge un’esponente del gentil sesso a compiere un atto del genere non è poi così diverso da quello che spinge i “colleghi” uomini. 
Io, assassina, tramite un ex-cursus storico, ci riporta alle origine del crimine femminile analizzandone gli aspetti in relazione a diverse situazioni possibili.
Ci troviamo così di fronte alle donne del brigantaggio che, tutti ignorano, ma che in realtà hanno partecipato attivamente ai colpi messi a segno in quegli anni, non rinunciando ad armarsi di coltelli e pistole a, al momento necessario, a uccidere.
Tante sono anche le donne della criminalità organizzata che, se in passato venivano accolte nei clan solo per tener compagnia ai mariti, oggi partecipano alle attività criminose sporcandosi le mani tanto quanto i loro compagni.
Altre sono poi le categorie delle madri che uccidono i figli, quelle che uccidono per soldi e quelle che lo fanno per vendetta. Quest’ultima categoria è forse quella più diffusa.
Le donne sono spesso spinte da un movente razionale nel compiere omicidi, qualcosa che non accettano e che devono a tutti i costi rivendicare. La vendetta, che sia nei confronti di parenti, amici o compagni, sembra l’unica risposta alle loro domande.
Tante sono le ragioni che possono spingere a diventare assassini, la psicopatia gioca sicuramente un ruolo fondamentale. Anche la situazione familiare in cui le carnefici sono vissute gioca un ruolo importante ma, non determinante.
Nella maggior parte dei soggetti che compiono atti di tale violenza non è raro diagnosticare o riscontrare caratteristiche riscontrabili in soggetti borderline, schizoidi o bipolari.
Mariarosaria Alfieri analizza alcune delle sindromi che potrebbero interessare le potenziali assassine, spiegandone cause, sintomi ed effetti.
Il saggio è abbastanza interessante, poche sono le cose effettivamente nuove che ci vengono dette a proposito dell’argomento ma, si lascia leggere piacevolmente. La parte clinica-antropologica è arricchita da una serie di esempi di assassini che ne spiegano brevemente dinamiche e moventi.
La parte che secondo me pecca di credibilità è quella legata al Satanismo. L’autrice fa evidentemente confusione tra Satanismo e Paganesimo, mettendo in risalto come pericolosi, aspetti del tutto innocui di queste due filosofie. Tanti sono gli equivoci che si riscontrano nel capitolo, dalle imprecisioni sulla figura di Aleister Crowley a quelle ancor più evidenti sul Anthony S. LaVey, fondatore della Chiesa di Satana.
Quello che sfugge è che, spesso atteggiamenti che vengono associati al satanismo sono in realtà già latenti nel soggetto e non sono affatto indotti dal culto satanico, né tanto meno dal culto di cui parla l’autrice che, più che satanico è, palesemente, pagano…
Tanti sono gli spunti che questo saggio offre, senza però approfondire troppo alcuna questione. Tante informazioni ma poche conclusioni reali.
Da leggere soprattutto come un invito alla riflessione e un inizio da cui partire per avviare nuove ricerche sull’argomento.
 





mercoledì 20 febbraio 2013

Anteprima: I vivi, i morti e gli altri

Dopo il successo della trilogia dedicata ai vampiri modenesi (Il 18° Vampiro, Il 36° Giusto e L’ora più buia), arriva finalmente in libreria il nuovo romanzo horror
di Claudio Vergnani.
In libreria dal 21 marzo 2013

Titolo: I vivi, i morti e gli altri
Autore: Claudio Vergnani
Editore: Gargoyle Books
Collana: Books
Pagine: 480
Prezzo: 14, 90 euro

IL LIBRO SARÀ PRESENTATO A LIBRI COME, FESTA DEL LIBRO E DELLA LETTURA, VENERDÌ 15
MARZO ORE 19.00, OFFICINA 3 – AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA

 
Descrizione:

Che la morte sia “per sempre” è l’unica certezza data agli esseri umani. Ma quando i cadaveri escono dalle loro tombe e invadono le città, quando gli zombi divorano gli umani trasformandoli a loro volta in feroci e orrende creature, quando la disperazione e il terrore prendono il sopravvento, allora anche quest’unica certezza crolla.
Oprandi, ex militare di mezza età, stanco dalla vita e alcolizzato, senza certezze né speranze, viene assoldato per dare la morte definitiva a coloro che, nel pieno dell’Apocalisse, si sono risvegliati dal sonno eterno e premono per uscire dai loro sepolcri. Vorrebbe rifiutarsi, lasciare tutto e fuggire lontano, ma come?
Gli zombi, come batteri cannibali, stavano infettando la terra. Ovunque, nello stesso preciso momento e senza che si sapesse il perché. Dopo alcuni mesi era possibile catalogarli in più varietà. […] C’erano i cosiddetti Freschi, morti da poco e da poco quindi resuscitati, ancora integri e veloci; gli Erranti […]; i Piagnoni […]; i Rabbiosi […]; gli Straccioni, che rimanevano a marcire come fagotti di carne rancida a pochi passi dal luogo della resurrezione, incuranti di tutto ciò che li circondava e che sembravano attendere la benedizione della vera morte tramite la lenta consunzione del corpo; e infine i più temuti di tutti, gli Accaniti, che presa consensualmente di mira una vittima qualsiasi, erano capaci di rimanere per giorni e giorni a battere contro la sua porta e non avevano pace fino a che non l’avevano infine squartata e divorata, o erano stati distrutti nel tentativo.
Deciso a giocarsi il tutto per tutto per salvare la propria vita – e la propria anima –, Oprandi escogita un piano al limite del possibile: propone alla facoltosa signorina Ursini di recuperare la bara con il corpo del padre, sepolto nella cappella di famiglia in una sperduta località montana, e di portarla in un luogo sicuro. In cambio chiede alla donna un passaggio in Svizzera, ultimo avamposto di paradiso
in questa bolgia infernale.
L’impresa, com’è prevedibile, si rivela tutt’altro che semplice.
Tra cadaveri in putrefazione, stuoli di zombi assetati di sangue, gruppi armati allo sbando, sacche di resistenza e riti voodoo, il protagonista, in compagnia di una stramba combriccola, sarà costretto ad affrontare i propri spettri interiori e a lottare per impedire alla propria parte mostruosa di prendere il sopravvento. L’incontro fortuito con una bambina, tra gli altri, sarà l’occasione per riscattarsi e per
ristabilire valori assoluti quali la responsabilità e la solidarietà.
Dopo l’esordio con la trilogia dedicata ai vampiri modenesi – definita dalla critica “horror sociale” –, Vergnani torna in libreria con un nuovo, straordinario romanzo, capace di indagare le profondità più recondite dell’animo umano. Rivisitando il tema del vampiro e degli zombi, lo scrittore ci consegna, sotto forma di metafora, uno spaccato sconcertante della realtà attuale. Introspezione, precarietà
postmoderna, il tutto condito dal sapiente uso della parola, dalla cura per le descrizioni e dalla caratterizzazione puntuale e realistica dei personaggi. I vivi, i morti e gli altri non è solo un’avvincente storia che terrà il lettore con il fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina, ma è anche una riflessione sincera e intensa sulla vita e sulla morte, sull’amicizia, sul senso di smarrimento e sui valori fondamentali dell’essere umano.
 
L'autore:
Claudio Vergnani (Modena, classe 1961) è considerato uno degli autori più interessanti e originali della narrativa horror italiana. Svogliato studente di liceo classico e ancor più svogliato studente di giurisprudenza, preferisce passare il tempo leggendo, giocando a scacchi e tirando di boxe. Dopo
una parentesi militare, sbarca il lunario passando da un mestiere all’altro: dalle palestre di body building alle ditte di trasporti e alle agenzie di pubblicità, fino alle cooperative sociali, sempre perennemente fuori parte e costantemente in fuga. Nel 2009 la pubblicazione da parte della casa
editrice Gargoyle del suo romanzo d’esordio, Il 18° Vampiro (ripubblicato in edizione pocket nel febbraio 2013), ha costituito un piccolo e fortunato caso editoriale, non solo per il significativo successo di vendite, ma anche per l’entusiastica accoglienza di pubblico e critica, confermata dai sequel Il 36° Giusto (2010) e L’ora più buia (2011).
 
Del 18° Vampiro hanno detto:
 
“Un’Emilia grondante sangue, a suo modo metafora del mondo, per una prova narrativa originale che dovrebbe entusiasmare gli appassionati del genere (e non solo).
La Repubblica