lunedì 11 febbraio 2013

Recensione: Borges e gli oranghi eterni

Titolo: Borges e gli oranghi eterni
Autore: Luis Fernando Verissimo
Editore: Atmosphere Libri
Collana: Biblioteca del giallo
Dati: 2013, 100 p., brossura
Prezzo di copertina: 12, 00 euro
                                        
Descrizione:
La trama si svolge a Buenos Aires, durante un congresso della Società Israfel, che riunisce gli studiosi del lavoro di Edgar Allan Poe (Israfel è il nome di una poesia di Poe). Il protagonista, Vogelstein, è un insegnante di mezza età amante dei libri, che viaggia verso la capitale dell'Argentina per partecipare all'evento e si trova coinvolto in un crimine. Vogelstein, insieme con il suo idolo, lo scrittore Jorge Luis Borges, tenta di svelare il mistero che infastidisce così tanto la polizia argentina. Entrambi partono dalla loro conoscenza dei racconti della letteratura poliziesca di Allan Poe per rivelare il crimine, dal momento che l'assassino ha lasciato le sue tracce in base ai racconti dello scrittore americano, narratore di filosofia occulta. Dalle circostanze create dall'amore per la letteratura, Borges e Vogelstein si vedranno al centro di un reato che comporta rocamboleschi demoni e arcani misteri della Cabala. Inavvertitamente, qualcuno potrebbe dire alcune parole magiche e mettere in pericolo l'esistenza del mondo umano. Ogni traccia giunge alla scoperta di un nuovo puzzle e Borges, alla fine, rivela l'imprevedibile risultato. 
L'autore: 
Luís Fernando Verissimo (Porto Alegre, 26 settembre 1936) è uno scrittore e giornalista brasiliano, figlio dello scrittore Érico Veríssimo. È anche un ottimo musicista, appassionato di sassofono.
Nato a Porto Alegre, RS, Brasile, ha vissuto parte dell' infanzia e adolescenza negli USA con la famiglia. In questo periodo, si mise a studiare jazz e sviluppò anche la passione per la musica, in particolar modo il sax.
Tornato in Brasile, nel 1973 comincia a pubblicare i primi racconti. Dal 1982 ha una pagina riservata sul settimanale brasiliano Veja. È del 1988 il suo primo romanzo O Jardim do Diabo.
Nel 1995 crea con l'amico contrabbassista Jorge Gerhardt, il gruppo musicale Jazz 6. Nel 2003 un repostafe lo ha qualificato come ".... lo scrittore che vende di più in Brasile....".
Nel 2006, a settant'anni, Verissimo è consacrato dall'opinione pubblica come uno dei maggiori scrittori brasiliani contemporanei, dopo i 5 milioni di copie di libri vendute. Le sue opere sono state adattate per il teatro, il cinema e la televisione. Ha ricevuto molte onoreficenze, tra cui la Medalha de Resistencia Chico Mendes, il Premio de Isencao Giornalistica e il titolo di Intelectual do Ano.
Tra i suoi romanzi tradotti in italiano, ricordiamo Le bugie che raccontano gli uomini e Il club degli angeli

La recensione di Sara: 
 
Vogelstein è un grande ammiratore dello scrittore Jorge Luis Borges, scrive per una rivista che pubblica racconti ma, quando tra le mani gliene capita uno sfornato proprio dal suo idolo pensa bene di modificarlo. Vogelstein crede che all’opera di Borges manchi una nota grottesca, quella che caratterizza i racconti del più famoso Edgar Allan Poe, di cui entrambi sono estimatori e decide così di aggiungere una “cola” che lo ricordi. Subito dopo però se ne pente e passa buona parte della sua esistenza  cercando invano un contatto con Borges per potersi scusare.
Quando ormai ha perso le speranze però ecco che i due si incontrano, proprio durante un convegno per discutere dell’aspetto esoterico dei lavori di Poe e Lovecraft.
Durante la serata qualcosa non va secondo i piani, un delitto che sfiora il surreale colpisce l’albergo dove si tiene l’incontro e Borges, Vogelstein e il criminologo Cuervo si ritrovano a indagare sugli ipotetici colpevoli dibattendo di esoterismo e cabala.
Tanti sono gli spunti di riflessione che invitano i tre a discorrere in modo accurato e dettagliato sugli scritti di Poe, i protagonisti rasentano il fanatismo, al punto di conoscere a memoria passi interi de “I delitti della Rue Morgue” che, spesso e volentieri, recitano durante le indagini.
Gli argomenti trattati sono molto interessanti e danno occasione al lettore di conoscere aspetti nascosti dell’indiscusso padre dei racconti del terrore. In questo breve romanzo sono riassunti tutti i riferimenti esoterici e cabalistici, il più delle volte ignorati, presenti nelle opere di Poe, aprendo finestre su orizzonti inesplorati.
Il surreale, il grottesco e l’occultismo si intrecciano tessendo una trama decisamente unica, assurda e interessante. L’aggettivo migliore per poter descrivere questo libro è forse “allucinante”, leggendo si ha spesso la sensazione che tutto quello che stia accadendo sia frutto dell’immaginazione dei protagonisti e che da un momento all’altro si riveli assolutamente irreale.
Fino all’ultima pagina, il lettore è immerso nella confusione e nella stravaganza più totale.
I protagonisti sono strambi, eccentrici, sui generis ma poco caratterizzati. I pochi elementi che fornisce l’autore permettono di immaginare vagamente i tre ma, non al punto di affezionarcisi o di entrarne nella psicologia.
L’unica vera pecca però, è forse lo stile narrativo. Nonostante le pagine siano costellate di dialoghi si ha la sensazione di leggere un saggio più che un romanzo. La scrittura è poco scorrevole se si considera che tra le mani si ha un romanzo e non un trattato su Poe e compagni. L’autore tenta la via ironica e, a volte, quella del flusso di coscienza non rendendo realmente giustizia alla storia. In un romanzo così strutturato lo stile “libero” sembra quasi forzato.
Di contro, la trama è originalissima e ha un grande potenziale, oltre a essere molto interessante e ricca di scoop su Poe e sullo stesso Borges. Per chi ama questi due scrittori è un romanzo assolutamente imperdibile.
Nel complesso, merita di essere letto, c’è da divertirsi, da imparare e, in buona parte, da impazzire. A un certo punto crederete davvero di essere diventati matti… o no?


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