giovedì 16 maggio 2013

Intervista a Valentina Barbieri

Valentina Barbieri. Ha pubblicato un racconto, “Arèl”, nell’Almanacco Fantasy di Lettere Animate.



Benvenuta nel nostro salottino magico! Immancabile domanda di rito per cominciare: chi è e perché scrive Valentina Barbieri? 
Una semplice studentessa… scrivere è una necessità, i personaggi delle mie storie mi torturano la mente se non li metto su carta!


La maledizione di Ondine. Com’è nata l’idea? 
Continuavo a pormi delle domande sulla vita dopo la morte, ma le risposte al mondo sono innumerevoli. In fondo stiamo parlando della stessa cosa, eppure i punti di vista di ciascuno di noi sono diversi. Perché? Ho cercato di dare una risposta creando personaggi diversi, con visioni della morte opposte.




Come e quando hai cominciato ad appassionarti di misteri? 
I misteri mi affascinano un po’ da sempre, ma ho iniziato a interessarmi e documentarmi sui fenomeni paranormali solo l’anno scorso, quando ho iniziato la stesura del libro.


Leggendo il tuo libro appare evidente che hai dedicato
un grandissimo impegno alla documentazione. In che modo hai raccolto il materiale utile allo scopo? È stato facile o difficile? 
Principalmente uso internet: è facile e veloce, sicuramente il lavoro di documentazione è semplificato da questo magnifico strumento di conoscenza. Ma bisogna stare molto attenti, a volte le informazioni sul web sono errate o incomplete, bisogna risalire a diverse fonti per avere un’idea chiara e reale delle cose.


A parte la letteratura sull’argomento, hai attinto anche da esperienze vissute in prima persona? Quale il tuo rapporto con il paranormale? 
La storia di Virginia è ispirata a quella della mia bisnonna: rimase incinta del suo grande amore ma fu costretta a sposare un altro uomo; eppure a quasi novant’anni ancora sospirava pensando al mio bisnonno naturale!
Vere e proprie esperienze paranormali non le ho vissute. A volte in casa mia il pianoforte suona qualche nota (ma scommetto che dipende dall’umidità e dal fatto che sia scordato da molti anni ormai!).



Ondine, Benjamin, Pierre. Ai tre personaggi corrispondono tre diverse interpretazioni delle strane esperienze di cui sono protagonisti − laica, religiosa, scettica. In quale ti rispecchi maggiormente e perché? 
Ho una visione molto scientifica delle cose. Prima di pensare a qualcosa di “paranormale” devo aver escluso qualsiasi spiegazione razionale.


La morte è un tema che inevitabilmente attraversa l’intero romanzo. In che modo ti rapporti a questo mistero? Secondo te cosa c’è, se c’è qualcosa, dopo questa vita? 
Una piccola speranza che la nostra coscienza e i nostri ricordi si mantengano dopo la morte ce l’ho anche io, ma razionalmente ho il terribile sospetto che non ci siano nulla dopo.


A un certo punto, nel romanzo, fa la sua comparsa il
fantasma di un personaggio realmente esistito: Erzsébet Báthory. Perché hai voluto introdurlo nella storia? 
La sua figura mi interessa da molto tempo: ricordo di averla trovata in un libro sui serial killer e rimasi sorpresa dal fatto che si discostava completamente dal “profilo” della donna omicida. Oltre ad essere stata la killer più prolifica della storia, i suoi metodi erano davvero brutali, con un atteggiamento criminale molto “maschile”.


Ondine reputa il suo dono una maledizione. Se fossi tu a scoprire di possedere un dono simile come reagiresti? 
La prima cosa che mi viene in mente è che farei davvero degli spettacoli da “mentalista”. Ma certi doni, reali o presunti, non dovrebbero mai essere sfruttati: con il dolore della gente non si può giocare.


La maledizione di Ondine è il primo capitolo di una trilogia. Cosa ci riserva il sequel? Puoi anticiparci qualcosa? 
La trilogia avrà una protagonista diversa per dare più spazio anche agli altri “punti di vista”. Ma i personaggi del primo libro rimarranno attivi nella storia. La protagonista del secondo sarà Inez, una discendente dei nativi americani Pueblo; il rapporto con la religione dei nativi è davvero particolare: nei secoli, dopo la colonizzazione delle loro terre, lo sciamanesimo (o il Peyotismo) si è mescolato al Cristianesimo. È molto interessante questo sincretismo religioso! Spero di renderlo bene.


Raccontaci qualcosa a proposito della tua esperienza editoriale. Perché hai scelto il selfpublishing? A oggi, ti ritieni soddisfatta di questa scelta? La consiglieresti a un aspirante scrittore? 
Ho scelto di autopubblicarmi per avere un riscontro immediato con il lettore. Mi sento soddisfatta perché ho ricevuto moltissime recensioni positive e alcuni lettori mi chiedono quando uscirà il seguito! Come esperienza la consiglierei a qualunque autore esordiente che ha la necessità di avere un confronto immediato e diretto con il lettore.


Quanto è importante per te la lettura? Ci sono autori che ami particolarmente o che consideri dei modelli? 
Degli autori contemporanei sicuramente S. King e G. Martin. Autori di riferimento un pochino più “datati” E. A. Poe e D. Thomas.


Sogni nel cassetto e progetti per il prossimo futuro? 
Voglio continuare con il seguito di Ondine e farlo uscire questo autunno. Poi vedremo se continuare con questa saga immediatamente o finire finalmente una duologia distopica che ho nel cassetto!

E per saperne di più...

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