giovedì 13 giugno 2013

Recensione: Confessions

Titolo: Confessions
Autore: Kanae Minato
Editore: Giano
Collana: I libri della civetta
Dati: 2013, 270 p., brossura

Descrizione:
La rivelazione è di quelle agghiaccianti, soprattutto se a farla è una giovane professoressa che ha da poco perso la sua bambina e ad ascoltarla sono i suoi alunni, la classe alla quale Moriguchi Yuko rivolge un discorso di addio: "La mia Manami non è morta accidentalmente; è stata uccisa da qualcuno di voi". La figlia dell'insegnante di scienze aveva quattro anni quando, un mese prima della fine dell'anno scolastico alla scuola media, in una cittadina del Giappone, è stata trovata morta nella piscina dell'istituto. A causa di quello che tutti hanno ritenuto un incidente, la madre ha deciso di abbandonare per sempre il suo lavoro. Freddamente, quasi scientificamente definendoli A e B, la professoressa rende identificabili ai compagni i due ragazzi e rivela la sua scoperta di come essi abbiano premeditato e compiuto l'omicidio di una bambina indifesa. Inoltre, con altrettanta freddezza, l'insegnante comunica la sua decisione: non ha intenzione di denunciare i due assassini alla polizia. Ha invece già messo in atto una personale vendetta, atroce e immediata ma escogitata in modo che le devastanti conseguenze si manifestino lentamente, affinché i giovani criminali abbiano il tempo di pentirsi e trascorrere il resto dei loro giorni sopportando il fardello della colpa di cui si sono macchiati. Nelle settimane successive, attraverso un diario, un blog, una lettera, appare in tutta la sua spaventosa portata il perché del gesto compiuto da Nao e Shuya. 

L'autrice: 
Kanae Minato nasce nel 1973 in una piccola isola della prefettura di Hiroshima. Esordisce nel 2007 con il racconto La sacerdotessa (che poi diventerà il primo capitolo di Confessioni), con il quale vince il Premio per scrittori esordienti mistery. Nel 2008 arriva il grande successo con La Confessione (da cui sono stati tratti un film e un manga), che vende oltre un milione di copie e si aggiudica il prestigioso Premio dei librai (2009). Il suo secondo romanzo è intitolato Shōjoakō («Ragazze»). Di recente è apparsa in Giappone la sua nuova opera: Ykanransha («La ruota panoramica notturna»).

La recensione di Sara:


La professoressa Moriguchi è al suo ultimo giorno di scuola, dal prossimo anno non insegnerà più. Non resta che salutare la sua classe, lasciare i suoi ragazzi con un discorso che colpisca e non faccia dimenticare di lei. La professoressa vuole che gli alunni sappiano perché sta andando via.
L’anno scolastico non è stato semplice per Yukio Moriguchi. Manami, la sua bambina, è morta proprio in quella scuola ma, quello che più la affligge è sapere che non è stato un incidente.
Il corpo della piccola è stato rinvenuto in piscina ma, c’è di più, lei sa che c’è qualcuno dietro. Manami non è caduta, è stata buttata in acqua.
Quello che segue nel discorso della professoressa è ancor più agghiacciante, sa chi sono gli assassini, sa che si nascondono tra i banchi che ha di fronte e niente può fermarla dal rivelare i loro nomi alla classe.
“A” e “B” così li chiama fino alla fine, prima di svelare le loro identità, prima di abbandonare l'aula spiegando la vendetta che ha escogitato per i due giovani killer.
Quella della Moriguchi è giustizia privata insaporita da un pizzico di sadismo.
La storia prosegue illustrando, con gli occhi di un’alunna, gli effetti del racconto della professoressa sulla classe e l’evoluzione dei rapporti sociali tra gli studenti all’arrivo di un nuovo ignaro insegnante.
Terada, o Werther come ama farsi chiamare, è all’oscuro di tutto e, con il suo ottimismo sfrenato, non fa altro che peggiorare la situazione. Werther cercherà in tutti i modi di reintegrare A e B, non sapendo che i segreti che si celano dietro quegli occhi sbarrati sono ben più inquietanti di quello che lui stesso possa immaginare.
La penna di Kanae Minato è letale come veleno, non ha peli sulla lingua, non ha paura di sconvolgere. La storia si lancia sul lettore fredda e cruda, spiazzandolo sin dalle prime pagine e inchiodandolo al divano.
Sono brividi quelli che corrono lungo la schiena ma non si può fare a meno di andare avanti, di sapere cosa succederà oltre quella riga.
Confessions è un romanzo ricco di colpi di scena, di violenza e di amara tenerezza.
Lo stile, originalissimo e coinvolgente, lascia parlare i protagonisti in prima persona, senza interruzioni, senza alcun tipo di dialogo. Monologhi esternati al mondo che non può far altro che restare in silenzio ad ascoltare.
C’è silenzio quando la Moriguchi parla alla classe, c’è silenzio quando l’alunna racconta. È un silenzio pesante, di quelli che ti si avvinghiano al petto e non ti lasciano respirare, è uno di quei silenzi che te li porti dietro, non puoi dimenticarlo.
La tensione, la rabbia, la paura, il rancore cavalcano la storia, la guidano in ogni direzione decidendo da che parte deve andare.
Il dolore è denso, è ovunque ed è così presente da potersi quasi tagliare a fette.
Ancora una volta la letteratura giapponese si intrufola nella mia libreria, ricavandosi un posticino anche nel mio cuore.
Confessions è un thriller psicologico che non lascia interrogativi, racconta tutto sin dall’inizio, non ci sono gialli da risolvere, c’è solo un posto in prima fila per assistere con sadismo agli effetti devastanti che una storia del genere può produrre.
Non vi resta che sedervi e cominciare a guardare…


 

2 commenti:

  1. Bellissima recensione. Ho visto il film qualche annetto fa con i sottotitoli e l'avevo trovato agghiacciante, ma bellissimo. Ho il libro a casa, quindi penso che, finiti gli esami, mi ci butterò :) Già c'è Joyland di Stephen King che ci pensa, a distrarmi!!

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    1. Ti ringrazio! :) Il film non l'ho ancora visto ma credo che nei prossimi giorni mi ci butterò a capofitto. Mi incuriosisce un sacco e, dai commenti di chi l'ha visto, sembra promettere bene!

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