mercoledì 24 luglio 2013

Intervista a Italo Bonera

Italo Bonera è nato a Brescia nel 1962. Nel 2004 con American Dream ha vinto il premio Fredric Brown per racconti brevi indetto da Delos Books. Ha firmato insieme a Paolo Frusca il romanzo di storia alternativa Ph0xGen!, finalista al premio Urania 2006 e pubblicato nel 2010
da Mondadori nel volume Un impero per l’inferno per la collana Urania Millemondi. La storia sta per diventare un graphic novel in uscita nel 2013.
Io non sono come voi si è qualificato tra i cinque finalisti del premio Urania (Mondadori) assegnato nel luglio 2012.





Benvenuto nel nostro salottino letterario. Domanda di rito per iniziare: chi è e perché scrive Italo Bonera?

La mia passione principale è la lettura, ma mi occupo anche di fotografia e sono curioso di tutto ciò che è scienza e cultura. Solo da poco tempo scrivo; non è stata la scoperta di una vocazione, o la spinta di un impulso irrefrenabile: piuttosto devo ringraziare l'insistenza di alcuni amici, che mi hanno sollecitato. Devo dire che scrivere, in effetti, mi risulta più facile che parlare.



Io non sono come voi. Com'è nata l'idea? Ho letto che ti sei ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto, è vero?

Era l'agosto del 2007 quando i giornali parlavano dell'evasione rocambolesca di un ergastolano. A quanto pare si era finto in stato comatoso per un mese, poi approfittando di un trasferimento è fuggito. Mi sono immaginato di essere al suo posto, e di raccontare. Così ho scritto la prima parola, "Vegeto": è l'incipit di "Io non sono come voi". In quel momento non avevo ancora idea di come si sarebbe evoluta la vicenda. Col tempo, immaginando altre situazioni, ho delineato un personaggio, e ho capito che attorno ad esso poteva svilupparsi un romanzo.



Il protagonista del romanzo non ha nome. Nella mia recensione ho suggerito una possibile interpretazione, ma quale il reale motivo della tua scelta?

In verità, all'inizio non trovavo un nome soddisfacente per il protagonista. Poi ho deciso di violare una regola non scritta, lasciandolo così, innominato, come esperimento, per vedere se fosse convincente. Successivamente mi sono reso conto che questa cosa diventava sempre più funzionale a ciò che scrivevo: il protagonista è nessuno, così come potrebbe essere chiunque; lo si può vedere come un disadattato, qualcuno che non si vorrebbe impersonare, ma anche come la vittima che urla innocenza e si ribella al mondo.



Io non sono come voi propone un'interessante commistione di generi. Come nasce questa contaminazione e quanto ti piace sperimentare in campo letterario?

Leggo molta narrativa di genere: noir, fantascienza, gialli. Trovo che narrare situazioni estreme sia un espediente potentissimo per parlare senza vincoli della realtà quotidiana. Di conseguenza, mi viene naturale esplorare il campo dell'immaginario piuttosto che raccontare situazioni ordinarie. In realtà non amo la classificazione dei generi. Ci sono schiere di lettori che si tengono lontano da tutto ciò che è catalogato come fantascienza, perché si aspetta robot, astronavi, mostri spaziali… La fantascienza è tutt'altro, è "meraviglie del possibile". Infatti alcuni grandissimi romanzi di fs, non catalogati nel genere, trovano riscontro di pubblico: penso ad autori come Avoledo, McCarthy, Faber…



La Totaldemocrazia, per molti versi, è una versione esasperata e peggiorata del nostro presente. Pensi possa attenderci davvero qualcosa di simile in un prossimo futuro?

Spero di no. Non sono in grado di fare previsioni. Ho proposto una storia estremizzando tendenze del presente. Forse ho voluto mettere in guardia sulle conseguenze di un certe situazioni.



Il tuo è un romanzo incalzante, ricco di azione ma è anche un testo di denuncia sociale. Molte le tematiche di scottante attualità rintracciabili tra le righe, dall'omertà alla corruzione, dai guasti della macchina giudiziaria all'emigrazione. Ti va di parlarcene?

L'Italia è paese di immigrazione. Mentre scrivevo la mia città era teatro di una forte protesta. Un personaggio ha lo stesso nome di uno dei ragazzi della gru: omaggio simbolico a tutti coloro che lottano in nome di una speranza - qualcosa che nel mondo che descrivo è quasi del tutto assente, tranne che in punto.

Omertà, corruzione e malagiustizia sono, nel mio romanzo, il frutto di comportamenti collettivi di persone mediocri, che hanno perso il senso della socialità, che vivono per i propri piccoli bisogni, e accettano passivamente ogni sopruso quotidiano, anche meschino, come togliere le panchine da una piazza per non favi sedere gli immigrati - come è accaduto nella mia città. La Totaldemocrazia prospera grazie a questo, non alla coercizione: non ci sono carri armati per strada o deportazioni. C'è il diffuso disinteresse per la collettività.


Leggendo Io non sono come voi ho ricordato Il processo di Kafka. I protagonisti delle due opere hanno qualcosa in comune perché in modo simile comincia la loro disavventura, anche se poi le due storie si evolvono in maniera radicalmente diversa (se non addirittura diametralmente opposta). Ti riconosci in questa analogia?

Kafka è uno degli scrittori che più amo, letto più volte, quindi è naturale che abbia avuto influenza sulla mia scrittura.

Detto questo, il tratto principale del Potere descritto nel Processo è l'impossibilità di comprenderlo; la Totaldemocrazia è un’altra cosa, è la mediocrità fatta sistema.



Il protagonista del romanzo è fondamentalmente un uomo solo contro tutti. Da un certo punto in poi però potrà contare su qualcuno e in un contesto tanto crudo riuscirà a infiltrarsi anche il sentimento dell'amicizia. Senza fare spoiler, puoi anticiparci qualcosa sul legame tra il protagonista e Markus?

I rapporti umani autentici, il senso di amicizia, di fratellanza, sono ciò che salva il protagonista dall'autodistruzione. È un punto centrale del romanzo. Gli individui mediocri che alimentano la Totaldemocrazia sono legati tra di loro da relazioni di convenienza o di sopraffazione. Il protagonista incontra, nel suo percorso solitario, persone diverse che gli sono spontaneamente amiche, per senso di condivisione, per inevitabilità, con le quali instaura un rapporto autentico e viscerale, di fedeltà sostanziale e indiscussa, un sentimento che porta anche al sacrificio di sé per disponibilità verso il fratello. È un  legame potente, quello tra persone che condividono un vissuto particolare e una visione del mondo "altra".



A chi consiglieresti la lettura del tuo romanzo e perché?

Posso dire che mi fa molto piacere sentire commenti positivi da parte di lettori che normalmente non frequentano la narrativa di genere.



Per ben due volte sei stato finalista al Premio Urania - l'ultima proprio con Io non sono come voi. Cosa ha significato per te raggiungere un simile traguardo?

È stata una grande soddisfazione, soprattutto con il secondo, che sento più mio. Ho iniziato a leggere narrativa proprio con Urania, quando era curata da Fruttero e Lucentini. È una collana che ha un significato speciale, è leggenda. Quando alla alla fine degli anni settanta compravo quei titoli alla bancarella dell'usato non mi sarei aspettato di pubblicare un romanzo.                                      



Ti propongo un gioco, che ho già proposto anche ad altri autori, prendendo spunto dall'opera di un grande autore di fantascienza, "Fahrenheit 451". Nel suo romanzo Bradbury ci racconta di una società futura nella quale i libri sono stati messi al bando. Un gruppo di ribelli decide di far sopravvivere i libri più importanti per l'umanità. Ciascuno di loro ne impara uno a memoria trasformandosi in un "uomo-libro". Se toccasse a te, che "uomo-libro" sceglieresti di essere?

Sarebbero tanti! In questo momento mi viene in mente "L'animale morente" di Philip Roth.



Progetti e sogni per il futuro?

Per ora spero che “Io non sono come voi” sia ben accolto. Se dovesse funzionare, continuerò a scrivere. Ho in mente una storia ambientata non più nel futuro, o in un mondo alternativo, ma nel passato recente.

E per saperne di più...

Leggi la recensione di Io non sono come voi




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