venerdì 13 settembre 2013

"Cadabra, un buco nell'underground"


I lettori de Il Flauto di Pan sono abituati a leggere articoli che riguardano la letteratura ma, oggi, vogliamo fare un’eccezione e dedicare un piccolo spazio alla magia della musica.
Gruppo dark rock/new wave, nostri compaesani, i Cadabra hanno segnato la scena underground italiana riportando un sound originale che richiama le sonorità della musica più cupa degli anni ’80.

Siamo liete di presentarvi Francesco Radicci, fondatore e batterista della band, autore del libro Cadabra, un buco nell’underground.


Il gruppo:

Nel gennaio 1998 Francesco Radicci fonda i Cadabra. La line-up è formata da Sebiano Cuscito (voce-chitarra), Francesco Radicci (batteria), Vincenzo Romano (basso).
Il genere proposto è sensibilmente influenzato da sonorità rock-wave ’80 ma il tutto viene rielaborato in chiave più attuale e personale.
La band ha all’attivo cinque dischi seguiti da altrettante tournée promozionali (circa 200 concerti in tutta Italia) e videoclip. Ottime recensioni, buon seguito di pubblico, numerosi premi e riconoscimenti fanno dei Cadabra uno dei gruppi più apprezzati della scena new wave underground italiana.
Nel 2009, per Fonoarte (etichetta indipendente abruzzese), esce “Wave/Action”, quarto disco in studio. Nel 2011, per Fonoarte/Revenge Records, “Past to Present”, album-raccolta. 

Discografia:
"Sound Moquette" (2001)
"Blood and Blades" (2003)
"Love Boulevard" (2006)
"Wave/Action" (2009)
"Past to Present" (2011)

L'intervista a Francesco Radicci:

È un piacere oggi poter ospitare il batterista dei Cadabra. Ciao Francesco, ti va di parlarci un po’ di te? 
Certo, anche se raccontarsi in poche righe non è facile. Magari qualcosa verrà fuori con l’intervista, molto di più – per chi ne avrà voglia – leggendo il mio libro.  

Oltre che batterista sei anche fondatore dei Cadabra, come nasce l’idea di questo gruppo? 
Nasce nella seconda metà degli anni Novanta. Ero poco più che ventenne, avevo da poco concluso un’esperienza di qualche anno con la mia prima band, i Liquid Heads, e sentivo l’esigenza di fondarne un’altra con cui realizzare le cose che avevo in mente. 

Avete pubblicato ben cinque album, ce n’è uno a cui siete particolarmente legati? 
I dischi sono come figli, impossibile avere preferenze. Ad ogni modo direi “Blood and Blades”, del 2003, forse perché è uscito nel nostro periodo migliore o forse perché è quello al quale chi ci segue da più tempo ci associa maggiormente. E poi direi “Past to Present”, del 2011, perché è una raccolta dei nostri migliori brani.

Dal 1998 a oggi vi siete esibiti in numerosissimi live. Qual è quello che ricordate con più piacere? 
  Anche in questo caso è difficile indicarne solo uno. Me ne vengono in mente almeno una decina decisamente sopra le righe. Penso a Genova, nel 2004, ospiti al Festival delle Periferie, Eboli, Macerata e Reggio Calabria del 2003, tra i più recenti quelli di Taranto e Cagliari. Però, dovendone scegliere uno solo, forse direi Grottaglie, 2003, quando suonammo per la prima volta insieme ai Diaframma.  

Ci sono dei gruppi a cui vi siete ispirati o che vi hanno influenzato in qualche modo? 
Sì, tanti, a cominciare dalla new wave britannica di fine anni Settanta, primi anni Ottanta (Joy Division, Bauhaus, The Mission, Sisters of Mercy, The Cure, primi Cult) passando per New Order, Depeche Mode, Death in Vegas, Black Rebel Motorcycle Club… Però, in generale, abbiamo sempre cercato di rielaborare quelle influenze, quel background, aggiungendo qualcosa di personale, cioè qualcosa che desse un senso alla nostra musica.

Se dovessi pensare alla scena musicale odierna, come la descriveresti? 
Chiaramente rispondo parlando della scena musicale underground italiana (sui grandi nomi c’è poco da dire). Qualitativamente la vedo in ottima salute, nel senso che le band di valore sono tante e davvero molto ispirate. Se invece penso ai reali sbocchi, artistici ed economici, la situazione è sinceramente molto deprimente e le cause sono numerose. La scena ormai è più che satura (forse le tante band di valore sono fin troppe), l’abbondanza è soffocante, i social network contribuiscono a confondere e appiattire tutto (quasi non si distingue più chi suona da trent’anni e chi da un giorno), il pubblico alla musica live preferisce dj-set e cover band, le nuove generazioni non comprano dischi. Peccato, perché di gruppi validi ce ne sarebbero molti. Probabilmente si stava meglio quando si stava peggio.

Sappiamo che hai pubblicato un libro sul gruppo, “Cadabra, un buco nell’underground”. 
Ti andrebbe di raccontarci qualcosa a proposito? 

Molto volentieri. Il libro nasce, appunto, come la biografia dei Cadabra e in senso stretto lo è. Però tutta la storia viene raccontata in prima persona (sin dalla mia infanzia) e abbraccia uno spazio temporale molto più ampio (dalla metà degli anni Ottanta ad oggi), perciò il risultato è una sorta di romanzo sull’underground italiano dell’ultimo trentennio (che va a intrecciarsi con la mia autobiografia e la biografia del mio gruppo) in cui descrivo fatti, luoghi, incontri, viaggi, concerti, alternando episodi divertenti (aneddoti, retroscena, curiosità, esperienze) e considerazioni più seriose (sulla musica, sull’underground, sulla vita stessa).  

Come nasce l’idea di scrivere un libro sul vostro gruppo? 
Come dicevo, le cose sono cambiate un po’ in corso d’opera. L’idea iniziale era quella di una semplice biografia del gruppo. Poi ho deciso di scriverla in prima persona e di farla cominciare dalla mia infanzia. Sullo sfondo, l’underground italiano, dapprima (nei primi capitoli) visto con gli occhi di un ragazzino che sin da bambino sogna di “bucarlo”, poi con quelli di un adulto che quell’underground lo vive e lo respira dall’interno.  
In un certo senso, ho voluto “de-musicalizzare” i contenuti affinché il libro potesse risultare interessante, o quantomeno piacevole, anche a chi non conosce i Cadabra.

Com’è stata la tua prima esperienza editoriale? 
Positiva. Come spesso accade, ho cominciato a scriverlo senza avere la certezza che sarebbe stato pubblicato. Poi sono entrato in contatto con la EKT Edikit, una casa editrice di Brescia che si è mostrata da subito molto interessata. Il libro è uscito a maggio, in tempo per essere presentato alla Fiera del Libro di Torino. Per il momento posso ritenermi soddisfatto delle vendite e soprattutto dei commenti ricevuti.  Ovviamente, trattandosi di una piccola produzione, non lo si trova ovunque, però chi è interessato può procurarselo facilmente richiedendolo alla casa editrice o ordinandolo presso qualsiasi libreria. Presto sarà disponibile anche nel catalogo di Fonoarte (la nostra etichetta discografica) e nel circuito ibs (webstores).

Se dovessi riassumere la vostra carriera musicale con una canzone, quale sarebbe? 
Altra domanda difficile perché, scegliendo un solo brano, ne tralascerei altri a cui sono comunque molto legato. Direi “Heart”, video-single 2010 (poi incluso su “Past to Present”). Probabilmente è il nostro pezzo più maturo, sicuramente uno dei più conosciuti e apprezzati.

Cosa c’è nel futuro dei Cadabra? E in quello di Francesco? 
Al momento nulla. Siamo fermi da un anno e mezzo e, considerata la particolare situazione della musica in Italia (vedi anche la mia risposta alla domanda n° 6), non so se e quando si ripresenterà l’occasione di fare un nuovo disco, un nuovo tour, ecc. Quindi, allo stato attuale delle cose, mi sto concentrando soprattutto sulla promozione del libro. A breve usciranno alcune recensioni, poi, nei prossimi mesi farò alcune presentazioni. Insomma, vedremo un po’… In ogni caso, grazie mille per quest’intervista e un saluto ai lettori de Il Flauto di Pan!


 Il libro:

  

Titolo: Cadabra, un buco nell'underground
Autore: Francesco Radicci
Editore: Ekt Edikit
Dati: 2013, 342 p., brossura
Prezzo di copertina: 16, 00 euro


Descrizione:
Il libro nasce come una biografia ma lo si può leggere come un romanzo. Scritto in prima persona dal batterista fondatore della band, ripercorre le vicende dei protagonisti dall’adolescenza, a Gioia del Colle (Bari), negli anni Ottanta, fino ai giorni nostri. Racconta di ragazzini, cresciuti con certi miti e certe idee, catapultati in corpi di adulti. È anche, per così dire, un libro di viaggi, incontri, luoghi, persone, fatti, musica, concerti e aneddoti, molti dei quali spassosi, accaduti in anni di intensa attività on the road, girando la penisola in lungo e in largo (da Genova a Reggio Calabria, da Cagliari a Pescara).
Per chi invece non conosce la band, il libro si presenta come un romanzo. La trama si svela poco alla volta e con essa i protagonisti. Il lettore impara a conoscerli, se ne affeziona e ne segue l’evoluzione da bambini ad adulti.



L'autore:

Francesco Radicci nasce a Gioia del Colle (BA) il 10 maggio 1975. Intorno ai dieci anni si avvicina alla musica, per lo più dark e new wave, e poco dopo comincia a suonare la batteria. Nei primi anni Novanta suona nei Liquid Heads. Poi, nel 1998, fonda i Cadabra, con i quali pubblica cinque dischi e scrive i testi dei primi due, Sound Moquette e Blood and Blades.

Per saperne di più:


 

























1 commento:

  1. Non conoscevo questo gruppo. Ascolterò presto la loro musica!

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