venerdì 2 maggio 2014

Recensione: Cacciatori di fantasmi

Titolo: Cacciatori di fantasmi
Autore: Fabio Monteduro
Editore: Runa Editrice
Pagine: 434
Prezzo: 17,00 euro

Descrizione: 
Tutto ha inizio, da quel che ci è dato sapere, davanti al cancello di una grande villa di campagna, è lì che si consuma una morte assolutamente inaspettata quanto assurda. Da questo inspiegabile suicidio si diramano le angoscianti vicende del romanzo. Tra i protagonisti, Matteo, il cui sogno è di diventare un regista di film horror. Andrea, lasciato dalla moglie il giorno della nascita della loro bambina, tanto appassionato di sovrannaturale da possedere tutti gli strumenti per la rilevazione di entità spiritiche. Sarà l’incontro tra questi due personaggi che farà nascere l’idea di diventare cacciatori di fantasmi. E ancora, Emma, la sorella di Andrea, traumatizzata da certi avvenimenti accaduti loro da bambini durante una vacanza, sembra avere particolari poteri da medium. Alicia, una ragazza peruviana, laureata in psichiatria, pertanto refrattaria alle idee dei suoi “nuovi” amici. Su tutti si ergono tre inquietanti presenze: Erwin Kanvans, stimato psichiatra, autore di libri didattici che, improvvisamente, mette in discussione i fondamenti della psichiatria. Il S.Cataldo, un ex manicomio abbandonato da oltre trent’anni dopo una notte di terrore. Per finire, Fatima Gutiérrez, una levatrice chiamata, per ragioni misteriose, la Santa mammana. Gli improvvisati “cacciatori di fantasmi” si troveranno a lottare per le loro stesse vite, trovandosi, ben presto, faccia a faccia coi loro peggiori incubi.

L'autore:

Fabio Monteduro romano, classe ‘63. Autore di romanzi sempre in bilico tra il thriller e l’horror, in quella particolare zona d’ombra dove la differenza tra il reale e il fantasioso, è sempre più labile. 
Cacciatori di Fantasmi è la sua ottava pubblicazione.
Dello stesso autore: So chi sei ...ed altre ossessioni (2004); Avamposto dell’Inferno (2005); Anima Nera (2008); Jodi (2010); Zona di Frontiera (2011); Otto Minuti a Mezzanotte (2011); Dove le Strade non hanno Nome (2012).

La recensione di Miriam:

Un luogo che si presume infestato, il giusto equipaggiamento, una buona dose di coraggio e tanta speranza: è quanto occorre a un ghost hunter per mettersi al lavoro. Non si tratta di una svista, ho scritto proprio “speranza” poiché è questa la molla segreta che spinge un cacciatore di fantasmi a indagare sfidando anche la paura. Un incontro ravvicinato con uno spettro, probabilmente, provocherebbe un brivido lungo la schiena a chiunque ma, nel contempo, fornirebbe la prova dell’esistenza di un aldilà, e chi di noi non si sentirebbe rincuorato dalla certezza di una vita oltre la morte?
Quando si incontrano casualmente alla Cantina del Jazz, Matteo e Andrea sono mossi dallo stesso desiderio inconfessabile: raccogliere prove dell’esistenza dei fantasmi. Scoperto questo obiettivo comune, decidono di fare squadra e così ha inizio la caccia. Inizialmente è un’avventura dal sapore quasi ludico, ombreggiata appena da vecchi ricordi che risvegliano strane esperienze e paure infantili, progressivamente però si tinge di toni sempre più foschi e il tutto comincia a somigliare sempre meno a un gioco.
Dopo un paio di sopralluoghi che si concludono con un niente di fatto, le attenzioni dei due provetti ghost hunter convergono su Casale dei Pini, una vecchia villa che qualche anno addietro è stata teatro di una morte inspiegabile quanto grottesca. È a partire da questo luogo che l’intera vicenda si prepara a una svolta, non solo perché tra le mura dell’antica costruzione si verificano fenomeni che vanno ben oltre i classici rumori di passi o le porte sbattute nel cuore della notte, ma perché a partire da qui il percorso di Andrea e Matteo si intreccerà con quello di altre persone.
Il raggio d’azione dei cacciatori di fantasmi si allargherà così includendo nuovi protagonisti nella ricerca: Saverio, il proprietario di Casale dei Pini che ha visto sua moglie morire schiantandosi contro il cancello d’ingresso; Emma, la sorella di Andrea; Diego, suo ex ragazzo nonché sensitivo, e la neolaureata in psichiatria Alicia. Contemporaneamente, il manicomio abbandonato San Cataldo, eserciterà il suo richiamo sui cacciatori, attirandoli nelle sue spire di dolore e morte.
Mostrando un’assoluta padronanza della materia, Fabio Monteduro, tesse una trama ai confini della realtà che si snoda in equilibrio tra thriller e horror. Il canovaccio è quasi un classico del genere e si nutre abbondantemente di alcuni cliché: la villa maledetta, il vecchio manicomio infestato, le anime dannate che ritornano perché hanno un conto in sospeso con questo mondo, i fenomeni paranormali che si manifestano sotto lo sguardo vigile di più testimoni, il “gioco” che si fa serio quando comincia a scapparci il morto. Nulla che non sia già stato raccontato fino a che non si entra nel merito delle particolari indagini che fanno da fil rouge in questo racconto. Basandosi su dati reali, infatti, l’autore ci mostra un ghost hunter team in azione, ci fa capire come agisce nella realtà, quali strumenta utilizza, che tipo di prove tenta di raccogliere, non trascurando le motivazioni che possono essere alla base di un’attività così bizzarra.
Per quanto la svolta horror possa essere prevedibile, la lettura procede comunque a fiato sospeso e il senso d’inquietudine permane dall’inizio alla fine, poiché tutto si consuma in quel particolare territorio della mente umana in cui regna il perturbante. Incredibile ma vero, o forse no. È il dilemma che rende efficace la parte più nera del romanzo e che disturba il sonno.
A rendere ancor più intrigante l’idea di fondo, di per sé già ricca di potenzialità, è poi la peculiare struttura a cassetti che fa convergere più storie nella storia. A suon di flashback viene ricostruito il passato dei diversi protagonisti e il particolare iter che li ha fatti avvicinare al paranormale, ed è qui che insieme agli incubi, presunti o reali, entrano in scena i misteri della psiche. Personalmente ho scorto in questa parte dell’opera il vero tocco da maestro, l’anello che chiude il cerchio affiancando ai fantasmi “reali” i fantasmi del passato, quelli che ciascuno di noi, in diversa misura, porta dentro di sé.
Consigliato a chi ama i fenomeni inspiegabili, a chi crede negli spiriti e a chi no, a chi li teme e a chi spera che esistano. Qualunque sia la vostra posizione sull’argomento, in questo libro troverete pane per i vostri denti, potrete liquidare tutto con un’alzata di spalle ma anche cominciare a valutare con sospetto gli strani rumori che udite nel cuore nella notte… dopotutto i fantasmi possono essere ovunque, persino alle vostre spalle,  intenti a sbirciare la stessa pagina che state leggendo.





 



 


4 commenti:

  1. Il mio ringraziamento a Miriam per le eccellenti parole che usa per descrivere e recensire il mio romanzo... grazie

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    1. Grazie a te per l'appassionante lettura e per questa graditissima visita sul blog :)

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