martedì 10 giugno 2014

Recensione: Parole

Titolo: Parole
Autore: Roberto Bommarito
Illustratore: Gino Andrea Carosini
Editore: La Mela Avvelenata
Genere: Fantascienza/Weird
Data di pubblicazione: 14 giugno 2014
Formato: Epub
Lunghezza stampa: 27
Prezzo: 1,02
 

Descrizione:
Il mondo viene messo in ginocchio da una tempesta di parole. Cadono dal cielo, causando
distruzione. Causando la morte di Nadia. Del protagonista non conosciamo il nome, perché
potrebbe essere uno chiunque di noi: chi in un modo, chi in un altro, abbiamo tutti perso qualcuno
che amavamo. In un mondo riconquistato dalla superstizione, solo lui sembra determinato a cercare
una spiegazione sensata a ciò che accade. Ma la soluzione forse è un'altra: trovare l'unica frase che
non è mai riuscito a dire alla donna che amava: Mi spiace.

Il racconto è impreziosito con le illustrazioni interne firmate da Gino Andrea Carosini, classe 1957,
vincitore del premio Necronomicon e finalista nel 2007 al concorso Leblanc. L'artista collabora
inoltre con la rivista Hypnos.

L'autore:

Roberto Bommarito nasce a Malta il 14 febbraio 1981. Cura per la casa editrice lecchese Edizioni XII la rubrica Punto Interrogativo, fino al termine del 2012. Seguono le collaborazioni con Kipple Officina Libraria, Electric Sheep Comics, Nero Cafè, Skan Magazine (con la rubrica Una voce da Malta), La Tela Nera, Sitosophia, Aspis e Tracce d'eternità. È il vincitore di svariati concorsi letterari, incluso Premio Short Kipple 2012, Discronia, L'invasione degli UltraCorti, Parole di vapore, Nero Estasi, Nero Lab e USAM (Una Storia al Mese). In seguito a diverse vittorie, nel 2013
conquista il titolo di Campione di Minuti Contati Seconda Era. I suoi racconti sono inclusi in diverse antologie. La novella Campi è stata segnalata al Premio Robot 2013. Nel 2014 arriva la vittoria al Premio Robot con il racconto Vivi. Sempre nello stesso anno, esordisce come sceneggiatore di fumetti con Vuoti, pubblicato dalla rivista di fantascienza di Sandro Pergameno e Tiziano Cremonini Cronache di Un Sole Lontano.

La recensione di Miriam:

Le parole hanno un peso ma possono anche volare con leggerezza, possono accarezzare e ferire come lame di coltello. Astratte eppure reali, sono quasi un elemento tra gli elementi di cui è forgiato il nostro mondo. Non a caso per i nominalisti, dare un nome alle cose era il primo il passo da compiere perché potessero arricchirsi del dono dell’esistenza.
Roberto Bommarito osa di più immaginando un mondo alla rovescia in cui le parole non solo sono entità concrete, ma hanno vita indipendente dall’uomo che le inventa e le pronuncia. Sono autonome, anarchiche e ribelli e, nonostante tutto, pur sempre indispensabili.
Tutto comincia con una tempesta di termini impazziti che squarciano il cielo e si abbattono al suolo.
Il protagonista di questa vicenda surreale è alla guida della sua auto. Sul sedile del passeggero siede Nadia, la sua ragazza. L’atmosfera tesa sussurra di una storia che rischia di scontrarsi con la parola fine; mentre lei cerca rifugio nel silenzio, lui cerca la cosa giusta da dire affinché l’amore vinca e il legame non si spezzi, invece, sono proprio le parole a trovare lui. Un MAI che lo manda fuori strada e gli strappa Nadia per sempre.
Possibile che sia davvero finita? L’uomo non si rassegna e sgomitando in una realtà che assume contorni sempre più assurdi cerca una via di uscita dal suo personale incubo. Forse Nadia non è perduta irrimediabilmente, forse la sua morte è solo un brutto sogno da cui potrebbe svegliarsi se solo ricordasse le parole giuste da pronunciare… quelle che aveva in punta di lingua quando tutto è andato in malora, quelle che non ha detto e che ha smarrito al momento dell’impatto.
Comincia così un’estenuante ricerca, fra le parole piovute e dimenticate, fra quelle esposte in vetrina e quelle ambite dai collezionisti.
Insieme al protagonista siamo così catapultati in una realtà onirica in cui parole di colori e fogge svariate volteggiano, si scontrano, si rincorrono mentre l’umanità si adatta in vario modo a questa strana convivenza elaborando strategie di sopravvivenza, nuove forme di feticismo e persino nuovi culti.
Enigmatico ed enigmistico, il racconto rimane sospeso dall’inizio alla fine in una bolla sognante, in bilico tra  la distopia fantascientifica e il fantasy, che si gonfia di sense of wonder e nello stesso tempo si carica di molteplici significati senza mai giungere  a un punto di rottura. L’autore costruisce con notevole savoir faire  un labirinto semantico divertente, grottesco spiazzante e ci sospinge al suo interno. Ci lascia seguire il suo protagonista lungo sentieri affollati di  personaggi stravaganti, tra persone impegnate a difendersi dagli attacchi delle parole assassine, falsari e collezionisti di frasi rare fino a lanciarci allo sbaraglio nel covo dei Cruciverbiani, i nuovi adoratori del Verbo che sembrano letteralmente schizzati fuori dal folle universo carrolliano, per poi farci scontrare con una verità, tanto semplice da togliere il fiato.
A volte ci perdiamo inseguendo significati reconditi e cercando spiegazioni articolate per quello che ci accade quando la chiave della nostra felicità potrebbe essere a portata di mano o, più semplicemente, a fior di labbra.
Dopotutto le parole non dette sono quelle che rischiano di fare più male.

    


 
 

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