domenica 15 maggio 2016

Recensione: Nuovo in città

Titolo: Nuovo in città
Autore: Vald Sandrini
Editore: Imperium
Lunghezza stampa: 67
Prezzo: 1,49
Disponibile su Amazon

Descrizione:
Hai rubato una chiatta da iperspazio per sfuggire a una condanna ingiusta. Schiverai i crateri delle bombe per aver evitato un posto di blocco. La radio non funziona: chissà se tornerai mai nell’Impero. Hai imbrogliato e ucciso per imbarcarti con il tesoro.

Quattro racconti di fantascienza con viaggi senza ritorno, fra mondi lontani e i dintorni di Milano. 


La recensione di Miriam:


Siete pronti  a viaggiare fra universi paralleli e a scoprire realtà ucroniche? È quello che vi aspetta se deciderete di avventurarvi fra le pagine di questa antologia, breve quanto ricca di suggestioni che ci rimandano a infinite possibilità.
La raccolta si compone di quattro racconti: il primo, da cui prende anche il titolo, è il più lungo, ne seguono tre più brevi. Ad accomunarli è proprio l’idea del viaggio inter-dimensionale.
Nuovo in città si apre su uno scenario che è quasi un classico del genere: uno strano veicolo compare nel centro di Milano. Alla sua guida uno spaesato tipo filiforme che si aspettava di raggiungere tutt’altra destinazione. Claudio, questo è il suo nome, stava compiendo un viaggio quadrimensionale quando qualcosa è andato storto, facendolo approdare in un mondo che non ha mai visto e nel quale fatica a orientarsi: cosa mai potrà significare il bizzarro strumento che si accende di luci rosse e verdi nel bel mezzo del traffico? Cosa mai sarà quel foglio vergato in caratteri indecifrabili che qualcuno dall’aria molto contrariata ha lasciato sul vetro del suo veicolo? Perché vestono tutti in modo bizzarro e si esprimono in un modo altrettanto inconsueto?
Appare subito chiaro che il nuovo arrivato il nuovo in città appunto è un alieno. Tuttavia, la sua disavventura non si inserisce nel quadro dei viaggi interstellari, come a un primo impatto si potrebbe presagire, giacché andando avanti scopriremo che Claudio proviene sì da un mondo altro, ma non si tratta semplicemente di un altro pianeta, la sua casa è una dimensione in cui l’Impero Romano non è mai caduto in declino e la storia che tutti conosciamo ha seguito un corso alternativo.
Un’ucronia che suggerisce un’ipotesi di grande fascino, resa dall’autore con uno stile fortemente ironico. L’impatto straniante fra i due mondi si concretizza nell’incontro di Claudio con una gruppo di metallari. La sua vicenda si intreccia con quelle dei tre amici, dando vita a un carosello di equivoci e situazioni esilaranti che ci travolgerà fino a un epilogo che spiazza, ribaltando letteralmente la trama.
Nella cripta di sicurezza, ci trascina, invece, sull’incrociatore Regina Anna, nel giorno in cui si appresta a partire alla conquista del Deltri e ci racconta le gesta del luogotenente Antés: un arrivista,  il cui unico vero obiettivo è impadronisti del tesoro custodito a bordo. Una storia, in questo caso, che pur collocandosi nello spazio, ci racconta dell’avidità dell’animo umano, quasi a suggerirci l’idea che le dimensioni possono cambiare ed essere anche infinite, ma certi vizi di fondo restano e sono riconoscibili, ovunque si vada.
Con Le pareti sottili, ci avviciniamo proprio a un’ipotetica linea di confine. Tiziano Loscalzo, un corriere incaricato di trasportare un carico che scotta (presumibilmente droga), giunge a Camposanto. Quello che dovrebbe essere un paesino come tanti, escludendo il nome di certo bislacco, si rivela essere, in realtà, un luogo molto particolare, un luogo appunto in cui il confine fra i mondi si assottiglia e basta entrare in un bar per ritrovarsi con delle vecchie lire in mano, catapultati in una nuova dimensione.
La raccolta si chiude con Andarsene da Muwaru, il racconto che personalmente ho amato di più perché, pur essendo molto breve, si fonda su un’idea di quelle che lasciano l’impronta e continuano a farti fantasticare anche a lettura finita. Protagonisti sono dei ladri che, subito dopo aver messo a segno un bel colpo, vengono presi e condannati ai lavori forzati sul pianeta Muwaru. I detenuti sembrano non avere speranze, giacché da lì non si fugge, fino a che non scovano, proprio nel campo di lavoro, un’aeronave che funziona grazie al principio del collassamento quantico. Nessuno sa se questo particolare tipo di motore sia reale o solo frutto di una leggenda, ma quando non c’è più niente da perdere, si sa, vale sempre la pena tentare.
Ovviamente non vi svelerò se il veicolo riuscirà davvero a funzionare né come si concluderà l’avventura degli aspiranti fuggiaschi, sappiate però che il mezzo in questione è progettato a partire da una teoria per cui l’immaginazione genera un universo che collassa e produce energia. In  parole povere, stiamo parlando, di un’astronave che sarebbe in grado di viaggiare, davvero, sfruttando la fantasia come combustibile.
Non vi sembra un’idea meravigliosa? Non vi nascondo che leggendo questo racconto il “fanciullino” che ancora vive dentro di me e che, credo, non crescerà mai, ha preso il volo.
Se avete voglia di decollare anche voi e regalarvi una passeggiata spazio-temporale, intrigante, ironica, divertente, vi consiglio la lettura di questo libro, vi fornirà una bella scorta di carburante.




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