venerdì 15 luglio 2016

Recensione: Lost Worlds

Titolo: Lost Worlds

Autore: Andrew Lane

Editore: De Agostini

Pagine: 352

Prezzo cartaceo: 9,90

Prezzo eBook: 6,99

Descrizione:
Calum Challenger, sedici anni, ha perso l’uso delle gambe nell’incidente che ha ucciso i suoi genitori. Appassionato di scienze e informatica, trascorre le giornate nel suo appartamento londinese setacciando Internet alla ricerca di notizie sui criptidi, creature leggendarie o considerate estinte. È convinto che il loro dna possa racchiudere la chiave per sconfiggere alcune rarissime malattie e, forse, ridargli la possibilità di camminare. Quando sulle montagne del Caucaso viene avvistata una creatura simile a uno yeti, chiamata Almasty, Calum si attiva immediatamente. Grazie a una squadra di amici che si offrono di partire al posto suo – e che lui può seguire a distanza tramite un super-computer – si mette sulle tracce della creatura misteriosa, deciso a raccogliere un campione del suo dna per studiarlo e proteggerlo. Ma non ha fatto i conti con la Nemor Incorporated, una potente multinazionale che opera nell’ombra e vuole impossessarsi dei segreti dell’Almasty per scopi molto meno nobili. ,Inizia così una rocambolesca missione in un territorio pieno di insidie, dove niente e nessuno è come sembra…


La recensione di Miriam:

Il computer è un potentissimo mezzo di comunicazione, può dilatare i confini di una stanza e connetterci col mondo. Nel caso di Calum Challenger è questo è anche molto di più, in effetti il suo PC rappresenta l’unico “vero” legame con l’esterno, nonché la sua sola compagnia e il mezzo in cui sono riposte tutte le sue speranze di riappropriarsi, in parte, di ciò che ha perduto. Rimasto orfano a soli quattrodici anni, Calum ha perso l’uso delle gambe nello stesso incidente automobilistico che ha causato la morte dei genitori. Non ha parenti, se non una prozia che è stata nominata sua tutrice insieme alla professoressa Livingtstone, una cara amica di famiglia che però vive in America. Il ragazzo vive di fatto solo in una casa londinese che ha trasformato nel suo microcosmo speciale. Incapace di accettare il suo handicap e di muoversi su una sedia a rotelle, Calum ha fatto disseminare l’appartamento di maniglioni ancorati al soffitto, dei quali si serve per muoversi, e si è circondato di computer e apparecchiature sofisticate, grazie alle quali svolge ricerche che sono anche la sua ragione di vita. Mondi perduti è il nome del suo sito web specializzato in criptidi, ovvero specie estinte o dalla dubbia esistenza. Avete presente lo yeti, il chuppacabra, il mostro di Lochness? È di simili creature, oltre che di dinosauri e razze umane scomparse, che Calum si occupa. Ha ereditato la passione per la ricerca dal padre, a cui l’ha trasmessa il bisnonno, il noto professor Challenger, protagonista di diversi libri di Cona Doyle, cui l’autore ha voluto fare un omaggio (i legami con la produzione del noto scrittore, in ogni caso, si fermano qui).
La motivazione del provetto criptozoologo, tuttavia, va oltre il puro interesse scientifico, in realtà egli spera che il ritrovamento di esemplari appartenenti a specie estinte o ritenute mero frutto di fantasia e lo studio del loro DNA possa condurre alla scoperta di nuove cure per le malattie e gli handicap che affliggono il genere umano, compresa la paralisi. In definitiva, Calum spera di poter riottenere l’uso delle gambe, un giorno, grazie a una creatura perduta.
Utopia? Forse. Certo è che quando il ragazzo si imbatte in rete nella foto di un presunto Almasty, scattata nelle montagne del Caucaso, inizia a credere di poter trasformare il suo sogno in realtà. 
Gli Almasty sarebbero appunto degli ominidi, diretti discendenti dell’uomo di Neanderthal, probabilmente sfuggiti alla completa estinzione. 
La foto sembra essere autentica, ma per avere certezze bisognerebbe organizzare una spedizione sul posto. Un’impresa quasi impossibile per Calum, giacché non ha libertà di movimento, ma il destino pare tendergli una mano. Di lì a poco, infatti, in modi del tutto bizzarri e inattesi, due ragazzi piovono nel suo appartamento: Geco vi cade letteralmente dentro attraverso un lucernario, mentre sta  facendo free running, Tara si introduce nel suo sito web nel tentativo di hackerarlo, dal sito alal casa vera e propria il passo è breve. 
A dispetto del primo approccio, non proprio amichevole, i tre (peraltro coetanei) fanno rapidamente amicizia. Calum espone il suo progetto e scopre di aver trovato due possibili candidati per la missione. Geco e Tara non credono ciecamente nell’esistenza degli Almasty né nella bontà delle teorie del piccolo Challenger ma, sebbene per motivi diversi, hanno urgenza di allontanarsi da Londra. Entrambi sono finiti nel mirino di gente poco raccomandabile: Geco è ricercato da due malviventi che, sfruttando le sue peculiari abilità di free runner, vorrebbero assoldarlo come ladro, mentre Tara è perseguitata dalla Nemor Incorporated, una grossa società dagli scopi oscuri particolarmente interessata alle sue abilità informatiche. 
Insomma, la ricerca dell’Alamsty può essere la giusta occasione per tagliare la corda. 
Sarà così che la spedizione prenderà forma. Grazie anche all’aiuto della professoressa Livingstone, Calum riuscirà a comporre una squadra completa: a Geco e Tara si aggiungerà Natalie, la figlia adolescente della tutrice, e Rino, una sorta di agente segreto specializzato nella liberazione di ostaggi, nonché unico adulto del gruppo.
Comincia così un’avventura rocambolesca che ci porterà al confine fra Asia ed Europa, nella Georgia, sulle tracce di una creatura leggendaria. 
La trama è sicuramente avvincente, l’idea alla base affascinante, lo stile di scrittura di Andrew Lane semplice ma coinvolgente al punto giusto. Tutto ciò contribuisce a tenere alta la soglia di attenzione e a far sì che ci si appassioni alla storia. 
Unico neo, dal mio punto di vista, è la scarsa credibilità, legata all’età dei personaggi. Benché l’autore introduca la figura di un adulto che dà una mano alla causa, pur rimanendo dietro le quinte, affida un amissione molto complessa, che richiede grandi conoscenze, possesso di attrezzatura costosa e sofisticata, oltre che di permessi speciali, a un gruppo di ragazzini. 
Anche se si tratta di ragazzini molto particolari e, per certi versi, super dotati, non sembra verosimile che possano compiano un’impresa del genere alla loro età. Del resto, il modo di orchestrare, ragionare, condurre la spedizione, anche a distanza, di Calum è quello di un adulto. 
In alcuni momenti ho percepito l’età dei protagonisti come  una forzatura, o una nota stonata, la mia impressione dall’inizio alla fine è stata quella di vedere un gruppo di piccoli recitare nel ruolo di adulti, un aspetto che ha limitato parecchio la mia capacità di sospendere l’incredulità e lasciarmi coinvolgere fino in fondo dall’avventura. 
Ho trovato un po’ deludente anche il finale che, pur non essendo del tutto sospeso, lascia diverse domande senza risposta e soprattutto appare affrettato. Trattandosi del primo capitolo di una serie, tuttavia, nulla esclude che l’autore possa correggere il tiro nei libri successivi. Di certo riesce benissimo nell’intento di suscitare interesse per il sequel giacché nelle ultime pagine accenna a una nuova creatura misteriosa cui il gruppetto di giovani investigatori si appresta a dare la caccia. Di chi o casa si tratterà? Ammetto che sono curiosa di scoprirlo.







































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