sabato 11 marzo 2017

Recensione: L'incanto del tempo

Titolo: L'incanto del tempo
Autore: Niccolò Gennari
Editore: Nulla Die
Genere: Fantasy
Pagine: 375
Prezzo: 19,90
Descrizione:
Alla vigilia del ritorno di una oscura tirannia, l’ultima speranza è riposta nei quattro maghi anziani di Monte Corvo.
Gli elementali non sono comuni bacchette. Essi discendono dall’Albero della Luce e i loro Incanti comandano direttamente ai quattro elementi.
Xinti non è la giovane ragazza che sembra: la sua età nasconde dei segreti, così come il suo passato che nessuno sembra essere in grado di svelarle. Alla ricerca di sé, si ritroverà a combattere oscure creature, obbligata a restare accanto a un folletto, un orco e a tre uomini di cui non si fida.


L'autore: 
Niccolò Gennari nasce nel 1978 a Pesaro.
Si laurea con lode in Astronomia all'Università di Bologna: la sua tesi porta alla pubblicazione di 2 articoli sulle riviste scientifiche internazionali.
Dopo un master in "Matematica applicata" a Bologna ed uno in "Astronautica e scienze da satellite" a Padova, ottiene la dispensa dal servizio militare per meriti scientifici.
Decide in seguito di stabilirsi a Bibione, la sua "seconda" città natale, dove fonda la Fata & il Drago, azienda che in pochi anni lo porta ad aprire diversi punti vendita e diventare produttore di articoli da collezione fantasy.
Tra le sue passioni, oltre alla scrittura e all’astronomia, c'è il pianoforte, che ha studiato per diversi anni al conservatorio musicale G. Rossini di Pesaro.

La recensione di Miriam:
L’equilibrio fra Mondo del di sopra e Mondo del di sotto sta per essere spezzato. L’incanto del tempo, che per un lunghissimo periodo aveva tenuto intrappolato il malvagio Oregon, responsabile di un’oscura tirannia, sta per esaurire il suo effetto. L’unico modo per scongiurare il pericolo di una nuova era di terrore è ritrovare gli elementali, ovvero quattro bacchette magiche ricavate dall’Albero della luce, andate ormai perse. Allo scopo, l’Alto Consiglio nomina quattro maghi, assegnando a ciascuno una specifica bacchetta da recuperare.
Questa è la mission intorno a cui sembra ruotare la saga che, in questo primo capitolo si focalizza sulla figura di Xinti, incaricata di trovare la Prima goccia, elementale associato al potere dell’acqua.
Ricalcando il tipico schema dell’high fantasy, Niccolò Gennari ci racconta dunque il viaggio avventuroso compiuto da una ragazza, attraverso un regno fantastico, popolato da orchi, folletti, troll, fate e tante altre creature magiche, per portare a termine un difficile compito, da cui dipendono le sorti del mondo intero.
Per tematiche e trama il romanzo si attiene alla tradizione, rinunciando a innovazioni o grandi stravolgimenti; talvolta strizzando l’occhio ai must del genere (come Harry Potter o Il signore degli anelli), talaltra ritagliandosi una sua nicchia di originalità, rintracciabile più che altro nei dettagli paesaggistici o faunistici. Seguendo la protagonista, attraversiamo, infatti, un regno sconosciuto e ben descritto. Inerpicandoci sulle vette del Monte Corvo, attraversando  il Bosco Rosso e poi avanti fino alla Fine del Mondo, esploriamo un territorio  in grado di incantarci con i suoi colori, i suoi odori, le creature che lo abitano – basti pensare al wyrm, una sorta di drago senz’ali, che accompagna la spedizione di Xinti.
Chiaramente la quest non si svolge in solitaria,  la protagonista è affiancata da un manipolo di altri personaggi. Ad assisterla nella missione ci sono un orco, un folletto e degli umani, tra cui Joona, un saltimbanco incontrato per caso – o forse no? – proprio all’inizio del viaggio.
Quest’ultimo, incarando un po’ i panni dell’antieroe, svolge un ruolo da coprotagonista, divenendo una presenza costante al fianco di Xinti. Avvezzo all’alcool, un po’ imbroglione e un po’ bonaccione, Joona instaura un rapporto di amicizia ma anche molto conflittuale con il giovane mago (il maschile non è una svista giacché nel romanzo non è previsto il femminile per questo termine, nemmeno quando è riferito alle donne). I battibecchi in cui spesso si ritrovano coinvolti ci regalano alcuni tra i momenti più divertenti.
Sebbene non così innovativo, il romanzo nel suo complesso risulta godibile. Il plot è ben congegnato, è avventuroso e di sicuro si presta a concedere  qualche ora di piacevole intrattenimento agli appassionati del genere.
Il punto debole, dal mio punto di vista, è rappresentato dalla caratterizzazione superficiale dei personaggi. Tutti rispecchiano degli stereotipi che escludono qualsiasi forma di introspezione psicologica. L’autore ci fornisce poche informazioni indispensabili sui protagonisti, per esempio ci spiega che Xinti, come qualsiasi mago, racchiude in sé l’anima  e la memoria dei suoi avi e che Joona faceva l’artista di strada prima di imbattersi in lei, ma il loro background, le loro esperienze pregresse, le loro motivazioni, aspirazioni, sentimenti rimangono totalmente inaccessibili  al lettore. Questo, secondo me, impedisce un coinvolgimento emotivo nella lettura. Per quel che riguarda Joona, ci sono poi degli interrogativi che rimangono senza risposta, soprattutto non si capisce davvero perché decida di seguire il mago in un viaggio che potrebbe costargli anche la vita. All’inizio i due stipulano una sorta di patto, quasi per scherzo, per cui in cambio di un particolare dono, il saltimbanco chiede a Xinti  di portarlo con sé perché desidera compagnia, ma non sembra una motivazione valida né abbastanza forte come ci si aspetterebbe, considerando quello che è in gioco; si presume che il vero motivo per cui Joona tiene  tanto a seguirla sia un altro, ma se così è, rimane un mistero, almeno fino alla fine di questo primo volume.
Un’altra nota di demerito, purtroppo, va alla presenza di numerosi refusi ed errori ortografici, disseminati nel testo (alle sviste si aggiungono errori veri e propri, come “d’innanzi” scritto sempre con l’apostrofo; un senza apostrofo, seguito da sostantivo femminile, oppure con apostrofo, seguito da sostantivo maschile;  le usato al posto di gli e viceversa, solo per fare alcuni esempi). Qualche refuso si perdona sempre, nessuno è perfetto, ma in questo caso si va un po’ oltre e penso che una revisione sia più che raccomandabile.
















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