martedì 2 luglio 2013

Recensione: Godbreaker

Titolo: Godbreaker
Autore: Luca Tarenzi
Editore: Salani
Pagine: 476
Prezzo: euro 15,90
 
Descrizione:
Gli dei esistono. Camminano in mezzo a noi, vivono dentro e fuori la realtà di tutti i giorni, hanno macchine, uffici, soldi... Ma non tutti. Alcuni stanno morendo, travolti dalla perdita di tutti i loro seguaci; altri combattono una lotta spietata per tenersi il proprio posto nel mondo, usando tutti i loro poteri per conquistarsi l'agiatezza e agire in incognito. Ma un giorno uno di loro, Liathàn, si ritrova coinvolto in una sfida: un ragazzo, giovane e apparentemente potentissimo, è sulle sue tracce, e non si fermerà finché non sarà riuscito ad annientarlo. Chi è questo giovane? Edwin - questo è il nome del ragazzo - mostrerà di essere un nemico estremamente pericoloso, in cerca di una vendetta i cui motivi Liàthan ignora del tutto. Un anno esatto durerà la sfida, e se al termine Liàthan non sarà riuscito a fermare il suo avversario morirà, inesorabilmente e senza che niente possa impedirlo.
 
L'autore:
Luca Tarenzi vive ad Arona sul Lago Maggiore, e divide il suo tempo tra scrittura, traduzioni, telefilm, magia e imprescindibili pomeriggi del sabato a giocare di ruolo. Autore popolare e sofisticato a un tempo, ricco di riferimenti che uniscono storia, leggenda e tradiizone. Per Salani ha pubblicato Quando il diavolo ti accarezza, con un ottimo riscontro di pubblico e critica.
 
La recensione di Miriam:
 
Se mai vi venisse voglia di cercare gli dèi non è tra le stelle che dovete guardare perché loro sono tra noi; parlano con noi, cenano con noi, ci siedono accanto sulle panchine nei parchi; solo che in questa epoca tendiamo a non notarli più.
Aguzzate la vista dunque e osservatevi intorno. Potrebbe capitarvi di scorgere un gigante dalla chioma leonina che se ne va in giro annusando per terra come fosse un segugio, affiancato da un giovane biondo particolarmente avvenente − intabarrato in un trench anche in piena estate − e da un tipo bruno con l’aria da nerd. Che ci crediate o no sono tre dèi incarnati, Siaghal, Liàthan e Naire i loro nomi. Scorrazzano sulla terra ormai da millenni, hanno condotto battaglie, distrutto intere città, seminato odio e amore e adesso… la verità è che adesso sono stufi di tutto questo. Anche l’immortalità ha il suo risvolto della medaglia e nel caso specifico ha il colore della noia. Accantonate le imprese eroiche, le tre divinità hanno così deciso di dedicarsi a tempo pieno alla vita mondana. Donne, alcol, droghe (umane e non) sono i diversivi con cui riempiono la loro eternità e, almeno uno di loro, ne subisce pure gli effetti collaterali.
Ormai avrete intuito che non parliamo di entità eteree e virtuose. Gli dèi di Tarenzi sono meravigliosamente imperfetti, viziosi, bizzosi, passionali; dotati di carne e sangue oltre che di poteri sovraumani, somigliano più ai supereroi dei fumetti  che ai protagonisti della mitologia greca (parola di Molly) e, proprio per questo, hanno tutte le carte in regola per farsi amare… non da tutti però. L’incredibile avventura qui narrata affonda le sue radici nell’odio che Edwin, figlio di Liàthan, ha maturato per suo padre.
Abbandonato in tenera età, il semidio ha visto sua madre morire per mano dei nazisti, è stato a sua volta imprigionato e torturato e mai a nulla sono valse le sue preghiere perché il dio- suo padre non si è mai preoccupato di intervenire. “Forse era stanco, forse troppo occupato” come quello di cui cantava  De Andrè, certo è che Edwin è cresciuto coltivando un insopprimibile desiderio di vendetta.
Tutto comincia in una notte di Capodanno, quando il giovane si presenta al cospetto di un Liathàn tanto ubriaco da non reggersi in piedi, armato di Sekhem (la spada degli angeli forgiata per uccidere gli dèi) e lo sfida. Il dio non deve far altro che impugnare l’arma e tagliare la testa allo sconosciuto, se allo scadere di un anno esatto egli sarà in grado di tornare, dovrà però porgere il collo e lasciarsi decapitare a sua volta.
I termini del patto sembrano fare il verso a un poema medievale ambientato alla Corte di re Artù e Liàthan non ha dubbi che si tratti di uno scherzo. Ormai da tempo, ha seri problemi di memoria, a malapena ricorda il suo nome, figurarsi se può riconoscere il figlio che non ha mai voluto. Per lui il ragazzo è solo uno sbruffone che non ha ben compreso chi si trova davanti, ma la sua insistenza è tale da mandarlo in bestia − non che ci voglia tanto, considerata la sua indole irascibile e la sua spiccata propensione ad alzare le mani. Una parola di troppo è sufficiente perché la testa di Edwin cada. Di parole però non ne rimangono più quando lui la raccoglie e se ne va.
A quel punto è troppo tardi per tirarsi indietro. Per sfuggire alla morte Liathàn è costretto a cercare il suo avversario e a rubargli l’arma. Ovviamente non sarà solo nell’impresa perché i suoi amici di sempre, Siaghal e Naire, questa volta come le altre, non rinunceranno ad affiancarlo.
Folle come American Gods di Gaiman, irriverente ed esilarante come le Tartarughe Divine di Pratchett, Godbreaker ci trascina in un vortice di avventura e divertimento allo stato puro. Da Londra ad Amsterdam, passando per Milano, l’autore segna le tappe di un viaggio dai sapori metropolitani e gli effluvi divini dando corpo quasi a una mitologia moderna.
La cifra ironica che contraddistingue la sua scrittura, rende spassosissima la lettura e nello stesso tempo propone un ritratto alternativo della divinità, dissacrante per alcuni aspetti, ma più che altro vincente perché dissolve il confine tra cielo e terra. Umanizza gli dèi e divinizza l’uomo accorciando le distanze tra gli uni e l’altro.
La narrazione si muove su due binari che corrispondono anche a due registri dalle atmosfere diverse. Da un lato si snodano le disavventure della cricca divina il cui ritmo è scandito dal rapido susseguirsi di situazioni in bilico tra il comico e il grottesco. Vi basti pensare all’incontro con Bran il Benedetto, la testa decapitata più famosa di Londra,  a cui i secoli non hanno risparmiato l’onta della decomposizione, o all’improbabile scazzottata tra Liàthan e un’orda di Gargoyle offesi dal suo linguaggio colorito.
Dall’altro scorrono i ricordi di Edwin che rimandano alla sua lunga prigionia e alla guerra e si mescolano con quelle del suo presente occupato, in parte, da Molly, ragazza vetrina ad Amsterdam. Qui,il sorriso cede più volte il passo alle lacrime e i toni si fanno più cupi, accogliendo anche sfumature dal retrogusto horror.
Nel mezzo si collocano poi i “viaggi” allucinogeni nel regno del Dio Fungo e le peripezie dell’uomo in verde, in grado di far vivere le leggende metropolitane – e qui vi basti immaginare cosa potrebbe accadere se gli alligatori nelle fogne, i tronchetti della felicità infestati di ragni velenosi o gli spray antistupro che provocano sterilità avessero un fondamento nella realtà.
A voler scavare tra le righe, moltissimi sono inoltre i richiami e le citazioni celebri in cui ci si può imbattere. A dispetto dell’apparente leggerezza, Godbreaker può infatti vantare un certo spessore, si compone di molti strati tra le cui pieghe riecheggiano rimandi che vanno dall’Eneide di Virgilio, al Sandman di Gaiman passando per i Funghi di Yuggoth di Lovecraft senza dimenticare una strizzatina d’occhi all’Arioch dello stesso Tarenzi.
Un urban fantasy divertentissimo e assolutamente fuori da ogni schema ma anche un’inattesa parabola moderna sul perdono. Leggendolo scoprirete, tra le altre cose, che perdonare può essere più eroico che sconfiggere nemici  in battaglia, così come imparerete che se il mondo è un gioco, gli dèi sono le regole. E voi avete coraggio a sufficienza per partecipare?



 






 
 

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