venerdì 13 aprile 2018

Recensione: La fuoriuscita

Titolo: La Fuoriuscita
Autore: Giuseppe Lago
Genere: Psicologico
Casa Editrice: Alpes Italia
Collana: Psicoterapia e Storia
Pagine: 278
Prezzo: 19 euro

Descrizione:
Martha Weber, un’artista di trent’anni, entra nello studio dello psichiatra Livio Spada. Racconta di essere fuoriuscita da un gruppo terapeutico, detto “grande gruppo”, che frequentava da otto anni. Il gruppo è gestito da Adele Lussari, psichiatra affascinante e anticonvenzionale, che ostenta un atteggiamento ribelle nei confronti dell’ambiente scientifico-culturale che la circonda, proponendo il suo metodo alternativo chiamato “psicoscienza”. Le sedute si svolgono a villa Incom, residenza e studio della Lussari. Martha racconta la sua esperienza di seguace della donna, la quale tiene due grandi gruppi con circa cinquanta persone per volta, il venerdì e il sabato. Dal racconto emerge come queste sedute di psicoterapia non siano altro che una maschera per la setta creata dalla Lussari, autoproclamatasi guru carismatico. I seguaci sono costretti ad accettare l’autorità assoluta della loro conduttrice, e ad acquisire nel tempo i tratti della sua personalità, divenendo delle copie e rinunciando al libero arbitrio. La fragilità dei pazienti è terreno fertile per la donna, che riesce a insinuare dubbi, a mettere in crisi una personalità già alterata e a divenire insostituibile per il malcapitato. Il complesso sistema persuasivo e settario è presentato in modo scorrevole e dialogico attraverso il confronto tra vari personaggi che animano la vicenda: in primis Martha e Livio, gli unici a vedere oltre la coltre di fumo che la Lussari ha generato. Martha racconterà di Diego, suo compagno, anche lui coinvolto nel sistema di villa Incom, e poi divenuto l’amante di Adele Lussari, la quale contempla la possibilità di portare il paziente alla guarigione attraverso una relazione che comprenda una fusione di mente e corpo. Livio Spada arriverà a insinuarsi nelle sedute della sedicente psicoterapeuta, e a svolgere direttamente un interessante e trascinante confronto con lei. Anche il figlio di Adele, Ezio, frequenta il “grande gruppo”, e sarà proprio lui, suo malgrado, a smascherare un sistema corrotto, attraverso un episodio violento che metterà in crisi l’opera materna e che farà conoscere al “mondo reale” le contraddizioni del suo metodo. Alla fine non resterà altro che abbandonarsi a uno tsunami, e a fare i conti con i propri errori.

L'autore:
Giuseppe Lago è un medico specializzato in Psichiatria e Psicoterapia breve e integrata. Direttore dell’Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata, fondatore e condirettore del periodico semestrale Mente e Cura. Ha pubblicato vari libri tra i quali: Orientamenti diagnostici in Psichiatria e Psicoterapia clinica (2002) Ma.Gi. Roma; La Psicoterapia Psicodinamica Integrata: le basi e il metodo (2006) Alpes Italia, Roma; L’illusione di Mesmer (2014) Castelvecchi, Roma; Compendio di Psicoterapia (2016) Franco Angeli, Milano.

La recensione di Miriam:
La psicoterapia, in molti casi, può aiutare persone in difficoltà, e di sicuro nasce con intenti nobili. Tuttavia, non sempre chi la esercita lo fa con coscienza. La psiche umana è plasmabile, plagiabile, influenzabile e, fra tanti professionisti affidabili, può celarsi qualcuno che abusa del proprio potere, inseguendo fini ben diversi dal benessere del paziente. Giuseppe Lago prende spunto da questo concetto per descriverci, in forma romanzata, un fenomeno inquietante quanto reale come quello dell’esistenza di sette laiche – fondate e guidate appunto da presunti “guru” della scienza – che, non meno di quelle d’ispirazione religiosa, possono irretire un alto numero di persone, sfruttando la loro fragilità.
Il “grande gruppo”, diretto dalla nota psichiatra Adele Lussari, ne è un esempio. Chi partecipa alle sedute che regolarmente si svolgono a Villa Incom, di fatto, si ritrova a far parte di una sorta di società segreta dalle regole insolite, all’interno della quale, la terapeuta esercita una fortissima influenza. Più simile a un guru che a una donna di scienza, Adele detta legge e manipola i suoi adepti, inducendoli ad accettare anche pratiche e compromessi che normalmente rifiuterebbero. Lungi dall’aiutarli a raggiungere un equilibrio, esercita su di loro una vera e propria violenza psicologica, creando un rapporto di dipendenza e utilizzando lo spettro dell’emarginazione e della condanna nel caso in cui decidessero di allontanarsi dal gruppo.
Il romanzo ha inizio quando, Martha Weber, una fuoriuscita, si rivolge allo psicoterapeuta Livio Spada, avvertendo il bisogno di rielaborare l’esperienza vissuta e confrontarsi con qualcuno su ciò di cui è stata testimone.
Livio, che ignorava la vera natura degli incontri di Villa Incom, non solo si presta a supportare la donna, ma decide di approfondire la questione, infiltrandosi nel gruppo, in veste di adepto. Sarà in questo modo che farà luce sulla verità.
Adele Lussari e il suo gruppo non esistono, sono frutto dell’immaginazione dell’autore che, pur affrontando l’argomento con grande cognizione di causa, essendo egli stesso uno psichiatra e psicoterapeuta, sceglie di affrontarlo mantenendosi sul piano della fiction. Tutto ciò che racconta è verosimile – probabilmente fra i lettori ci sarà qualcuno che riuscirà a riconoscersi nelle dinamiche descritte per aver vissuto esperienze simili – ma non è riconducibile a una realtà specifica. Personalmente penso che sia proprio questo il punto debole di un’opera, per il resto, estremamente interessante.
Sfruttando le sue conoscenze, Spada ricostruisce nei minimi dettagli le sedute di gruppo di Villa Incom, descrive nel dettaglio la teoria elaborata dalla Lussari, la “psicoscienza” e il modo in cui manipola i suoi seguaci. Questa meticolosità, degna più di un saggio che di un romanzo, di sicuro, ci aiuta a comprendere i meccanismi innescati all’interno del gruppo, il modo in cui il capo di una “setta” può condizionare i suoi adepti, ma perde di interesse, risultando a tratti eccessiva, nel momento in cui si pensa che si basa su una teoria e un’esperienza di fantasia. Se nel libro fosse stato esposto il vero pensiero del fondatore di un gruppo realmente esistente, la dovizia di particolari sarebbe stata utilissima e, probabilmente, avrebbe rappresentato un valore aggiunto, mentre nel caso specifico mi è parsa un po’ ridondante, al punto che in alcuni momenti ho avuto la tentazione di abbandonare la lettura.
Ho trovato coinvolgente il tema affrontato, ammirevole l’intento alla base del romanzo ma non altrettanto avvincente il modo in cui è scritto; più vicino alla saggistica che alla narrativa, dal mio punto di vista, non riesce a catturare l’attenzione e a mantenerla viva fino alla fine, come avrebbe potuto.








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