domenica 23 aprile 2017

Recensione: Disegni di sangue

Titolo: Disegni di sangue
Autrice: Poppy Z. Brite
Traduttrice: Francesca Noto
Illustrazione di copertina di George Cotronis
Illustrazione quarta di copertina di Giampaolo Frizzi
Editore: Independent Legions Publishing
Pagine: 412 edizione cartacea/ circa 500 in eBook
Prezzo eBook: 4,99
Disponibile su Amazon
In uscita anche in edizione cartacea a fine  mese

Descrizione:
Il secondo romanzo di Poppy Z. Brite. Brite (titolo originale Drawing Blood, pubblicato nel 1993), tradotto in Italiano per la prima volta. Sinossi: Trevor McGee a cinque anni si sveglia e scopre che suo padre, il noto disegnatore di fumetti Bobby McGee, ha ucciso la madre e il fratello più piccolo, per poi impiccarsi. Venti anni dopo, Trevor, diventato anche lui un disegnatore di fumetti come il padre, torna nella cittadina di Missing Mile, nella casa dove è stata sterminata la sua famiglia, in cerca di risposte: Perché suo padre gli ha risparmiato la vita?
Nel frattempo l'hacker diciannovenne Zachary Bosch, anche lui tormentato da una difficile infanzia, arriva a Missing Mile in fuga dai suoi crimini di pirateria informatica. I due si innamorano e, con l'aiuto di Zach e attraverso l'uso di sostanze allucinogene,Trevor riesce a trovare un accesso verso gli orribili segreti del suo passato, entrando in Birdland, una realtà parallela, uno stato psichico che emerge da un fumetto del padre, che come un fantasma vaga nel limbo del continuum degli scenari da lui stesso creati. Lo spirito dei vent'anni, l'omosessualità, la giovinezza raccontata dall'autrice attraverso una prosa lirica, decadente, evocativa, accompagnata dalle note di Charlie Parker.

La recensione di Miriam: 
Illustrazione in quarta di copertina di Giampaolo Frizzi 

Tutto comincia nel lontano 1972 con un caso di cronaca dalla dinamica tristemente attuale: un padre, colto da un raptus di follia, massacra la moglie e il figlioletto di tre anni, e si toglie la vita. Inspiegabilmente, solo il figlio maggiore sfugge alla sua furia omicida.
Gli anni passano, il bambino diventa un ragazzo, ma non dimentica. Trevor, questo il suo nome, rivive senza sosta, nei propri incubi, l’orrore di cui è stato testimone; ha ereditato dal genitore, famoso fumettista creatore di Birdland, il talento per il disegno e le sue tavole continuano a raccontare l’inferno che si trascina  dentro, ma soprattutto convive con un senso di colpa, un profondo disagio, che non gli dà tregua. Perché il padre lo ha risparmiato? È stata una scelta dettata dall’amore, la sua, o c’è dell’altro?
Trevor sente che in assenza di risposte non può andare avanti, la sua esistenza si è come incagliata nel dubbio e per poter davvero guardare al futuro deve chiudere i conti col passato. Per questo, a distanza di vent’anni dalla tragedia, decide di tronare a Missing Mile, nella vecchia casa in Violin Road in cui ha avuto luogo il massacro. Il ragazzo è convinto di poter trovare solo lì la verità di cui ha bisogno.
La costruzione è rimasta abbandonata da quel lontano giorno, nessuno ha più voluto abitare in quel luogo considerato maledetto ed escludendo i rami di kudzu che negli anni hanno continuato a crescere avvolgendo l’edificio in un tetro abbraccio, nulla è cambiato. I  mobili, gli oggetti, le macchie di sangue… tutto è ancora lì e forse c’è dell’altro. Forse le oscure presenze di cui vociferano gli abitanti della cittadina vagano davvero nelle sue stanze.
Sebbene la casa infestata, icona horror per eccellenza, rivesta un ruolo centrale nella trama, a dispetto di quel che può sembrare, quella raccontata da Poppy Z. Brite non è una banale storia di fantasmi e nemmeno la si può incasellare entro i confini di genere. La componente paranormale, l’alta tensione, il brivido, le atmosfere cupe di sicuro la caratterizzano, ma non esauriscono le sue possibilità. Disegni di sangue è un horror sopraffino ma è anche un bellissimo romanzo d’amore e di formazione.
L’abitazione in Violin Road non è solo un teatro degli orrori, non è solo un bozzolo che racchiude paure ancestrali e cattivi ricordi ma è un luogo di passaggio – in senso letterale e metaforico – uno spazio virtuale in cui riscoprire la propria identità e compiere il salto dall’infanzia alla maturità.
Con l’arrivo a Missing Mile, le vicende di Trevor si intrecciano con quelle di un altro ragazzo: Zach Bosch. Quest’ultimo è un hacker, giunto sul posto per fuggire ai Federali che gli danno la caccia. Casualmente si ritrova nella casa abbandonata, si imbatte in Trevor e, di fatto, da quel momento in poi i due ragazzi non si separeranno più. Per loro avrà inizio un percorso condiviso di scoperta e di rinascita.
Anche Zach ha un passato duro alle spalle, un’infanzia di abusi e violenze. Nonostante la sicurezza ostentata, non è in pace con se stesso. L’esperienza vissuta in famiglia lo ha convinto che l’amore è un sentimento pericoloso, che rende fragili e causa sofferenza, per cui è determinato a tenersene alla larga; non si nega i piaceri del sesso ma è fondamentalmente solo. Per alcuni versi in Trevor troverà un’anima affine e il legame che pian piano si instaurerà fra loro farà saltare tutti i paletti che si è imposto nella vita.
Eros e thanatos più che mai sono inscindibili in questa storia: amore e morte si incontreranno, si scontreranno e viaggeranno in precario equilibrio nella casa di Violin Road, che toglierà qualcosa ma darà anche molto ai due protagonisti. In definitiva vi faranno il loro ingresso da ragazzini e ne usciranno da uomini, vi entreranno soli e privi di qualsiasi affetto e ne usciranno come coppia, come amanti.
La lettura è molto coinvolgente a livello emotivo. Il testo si nutre di contrasti, alternando scene ad alta tensione ad altre intrise di dolcezza e poesia, il registro stilistico è  immaginifico e fortemente evocativo.
Il passaggio da un’atmosfera all’altra  si combina poi con quello più concreto fra due piani di realtà. Da un lato ci muoviamo entro i confini di Missing Mile, una piccola città immaginaria che in alcuni tratti ingloba lo spirito di New Orleans e fa da cornice alla dimensione temporale in cui si collocano gli accadimenti, dimensione che la arricchisce di un particolare fascino vintage. Dall’ouverture che rimanda ai primi anni Settanta compiamo un balzo in avanti per giungere agli inizi dei Novanta. Siamo in quell’epoca di transizione ancora pregna del retaggio degli anni Ottanta ma già proiettata verso un futuro che odora di grandi novità. Circolano ancora i dischi in vinile, si collezionano i bootleg, si cammina con il walkman alla mano, si vedono ancora i telefoni fissi negli esercizi pubblici, ma qualcuno comincia a esibire i cellulari, i computer si preparano a occupare  un ruolo sempre più decisivo e popolare nella società, gli hacker minacciano il sistema… leggendo ci si sente proiettati in quel periodo e vi garantisco che è un bel “trip” se, come me, lo avete vissuto avendo ai tempi  la stessa età dei protagonisti.
Dall’altra parte, esploriamo invece Birdland, il mondo parallelo esploso dalle tavole del fumetto disegnato prima da Bobby McGee e poi dal figlio Trevor, un universo lisergico in cui l’inconscio non ha freni e gli incubi sono reali, ma tra immagini assurde e situazioni al limite, grandi verità vengono a galla.
Scivolando dall’una all’altra dimensione seguiamo i personaggi in un viaggio fantastico ma nondimeno reale, un viaggio in un immaginario dark ma nello stesso tempo nelle profondità dell’anima e che alla fine ci lascia con un bagaglio denso di significati.
Particolarmente intensa è l’interpretazione che Poppy Z. Brite dà dell’arte, che è parte integrante della storia e attraverso di essa si afferma non come mero strumento di evasione ma come mezzo di crescita ed espressione d’amore, per dirla con le sue parole  l’arte è “capacità di imparare a trascorrere la vita con qualcuno, di avere il coraggio di essere creativi con qualcuno, di fondere insieme due anime e lasciarle scorrere insieme in una lega capace di sostenere il peso stesso del mondo”.
Trevor e Zach, in effetti, ci dimostrano come sia possibile sostenere quel peso senza lasciarsi schiacciare ma trovando la forza di risollevarsi fino a spiccare il volo.












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