martedì 17 ottobre 2017

Recensione: La tana di mezzanotte

Titolo: La tana di mezzanotte
Autore: Richard Laymon
Traduttore: Daniele Bonfanti
Illustrazone di copertina di Giampaolo Frizzi
Editore: Independent Legions Publishing
Formato ebook e cartaceo
Pagine: 288
Prezzo ebook: 4,99
Prezzo cartaceo: 18,26
Disponibile su Amazon

Descrizione: 
Prima edizione Italiana del romanzo ‘Midnight’s Lair’ (1988) di Richard Laymon. 
Un gruppo di turisti si appresta a scoprire le meraviglie della caverna di Mordock, una grotta naturale scoperta agli inizi degli anni ’20, quando un improvviso blackout interrompe la gita. Sicuramente un guasto temporaneo destinato a risolversi in pochi minuti: questo è l’auspicio, ma il tempo passa e la luce non torna. Che fare? Risalire in superficie è impossibile, non resta che attendere i soccorsi o tentare un’altra via di fuga, la sola possibile, quella che si cela oltre il Muro di Ely, laddove in passato ha perso la vita una giovane donna. I più temerari decidono di abbatterlo, quel che non sanno è che così facendo dischiuderanno le porte dell’inferno. Un’avventura allucinante e claustrofobica nelle viscere della terra, alla scoperta degli antri più bui dell’animo umano.

La recensione di Miriam:
Immaginate di partire per un’escursione e di rimanere intrappolati in una grotta buia, diversi metri sottoterra. Gli ascensori che dovrebbero riportarvi in superficie sono fuori uso a causa di un blackout improvviso e non c’è altra strada per risalire, se non un percorso ignoto il cui accesso è negato da un muro, eretto proprio perché da quel punto in poi la caverna non è più sicura, diversi anni prima, infatti, lì è morta una donna in circostanze tragiche.
Inquietante, vero?
Questo è lo spunto, semplice ma terrorizzante, da cui Laymon parte per intessere una trama davvero diabolica. Un’idea di fondo che potrebbe non sembrare originalissima – svariati libri e film sfruttano il tema del gruppo intrappolato in un luogo impervio – ma che nella mente di questo autore si trasforma in qualcosa di unico. A fare la differenza e spiazzare completamente il lettore è l’evoluzione della storia: tutto quello che succede dal momento in cui i turisti capiscono di essere imprigionati in poi supera qualsiasi immaginazione. Dimenticate strani e feroci animali, crolli improvvisi o scontatissimi fantasmi, quel che vedrete – o meglio percepirete soprattutto con i quattro sensi diversi dalla vista – è qualcosa di inedito e di molto più raccapricciante. Il tasso di pericolo ovviamente è altissimo perché qui è in gioco la vita.
Il muro di Ely, così si chiama lo sbarramento cui accennavo prima, rappresenta il grande punto interrogativo con cui i protagonisti devono confrontarsi. Abbatterlo per tentare la fuga o desistere?
A vincere sarà la prima ipotesi e sarà proprio da qui che avrà inizio l’incubo, giacché l’orrore si nasconde al di là. La via per la salvezza si trasforma in un sentiero di sangue e rimanere indenni sarà la vera sfida.
La paura dell’ignoto e l’impulso dell’uomo a sfidarlo si delinea sin da subito come uno dei temi portanti dell’opera. La parete incriminata rappresenta il punto in cui la conoscenza si arresta, il confine varcato il quale non vi sono più certezze, scardinarlo è un rischio, così come lo è nella vita forzare qualsiasi limite: il coraggio può essere premiato come può scatenare esiti indesiderabili. Ma il simbolismo può spingersi ancora oltre poiché l’antro in cui finiranno gli attori di questa avventura, una volta superato l’ostacolo, non è semplicemente un luogo fisico: le mostruosità che cela rimandano al lato oscuro dell’animo umano. Avventurarsi nella parte inesplorata della caverna è come arrischiarsi nell’inconscio, in quanto non nasconde semplicemente qualcosa o qualcuno ma un’intera storia – umana – di perversione e follia.
Al filone narrativo di partenza si intreccia, infatti, un secondo filo, più subdolo, all’apparenza sottile, che gradualmente diverrà sempre più robusto finendo per rischiarare il mistero.
Non è casuale la scelta di quest’ultimo verbo poiché luci e ombre sono protagoniste fra i protagonisti in questo libro. Quasi tutti gli accadimenti si svolgono al buio; fatta eccezione per poche torce, di cui i turisti dispongono e che devono accendere con parsimonia, non ci sono luci. Per orientarsi, interagire e tentare di mettersi in salvo in caso di pericolo, non possono fare affidamento sulla vista, e Laymon si mostra abilissimo – tanto da consentirci di visualizzare ogni dettaglio – nel descriverci tutto servendosi dell’olfatto, del tatto, del gusto.
L’atmosfera è claustrofobica, il plot ansiogeno, eppure leggendo non si percepiscono solo sensazioni negative, non si prova solo paura, frequenti sono i momenti in cui la tensione si alleggerisce e l’ironia prende il sopravvento strappandoci più di qualche sorriso. Mentre gli eventi si susseguono, i personaggi prendono forma. Tutti, da quelli principali a quelli secondari, sono caratterizzati in maniera approfondita e ci offrono un campione variegato, a volte anche bizzarro, di umanità. L’autore si sofferma sulle loro differenti reazioni e sugli stati d’animo, rimestando nella psicologia di ciascuno. Abbiamo uno scrittore horror con la figlia, che tenta di osservare la scena quasi con distacco, di immaginarla come fosse lo schema del suo prossimo romanzo, quello che magari gli regalerà il grande successo, e nello stesso tempo cerca di rassicurare, in modo discutibile, la sua piccola. Ci sono un ex stuntman attempato, ancora arzillo e dotato di grande ironia, con la sua signora; un odioso vecchio con il cappellino; una signora extralarge che non rinuncia alle sue sigarette, la guida, Darcy, e il valoroso Greg, l’adolescente Paula e l’enigmatico Kyle. E ne ho citati solo alcuni.
Fra tutti spiccano i giovani che vengono descritti con un realismo incredibile.
Anche in una situazione estrema come questa, le persone coinvolte avranno modo di relazionarsi fra loro, di maturare antipatie e simpatie e per qualcuno ci saranno pure dei risvolti sentimentali, o a sfondo sessuale (componente ricorrente negli scritti di questo autore, ma mai gratuita, e che nel caso specifico giocherà un ruolo fondamentale nella costruzione e nella soluzione dell’enigma).
Se non temete il buio e i luoghi angusti, o ancor meglio se li temete ma vi stuzzica la prospettiva di sfidarli, abbandonate ogni esitazione e godetevi l’escursione, qualsiasi cosa accada, la tana di mezzanotte è un luogo che merita di essere esplorato.



  
 






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